Con la firma al ministero dell’Economia e delle Finanze, si è perfezionato l’iter del trasferimento della partecipazione Anas dal Mef al gruppo Fs tramite il conferimento di azioni con un aumento di capitale di 2,86 miliardi di euro. La firma è arrivata dopo che due giorni fa l’Antitrust europeo ha comunicato il suo via libera all’operazione. Nasce così un colosso da 11,2 miliardi di fatturato, il primo polo integrato di ferrovie e strade in Europa.
“Non siamo un gigante – precisa l’ad di Fs Renato Mazzoncini – Siamo un gruppo europeo e in Europa giochiamo con player più forti di noi, la francese Sncf ha un fatturato di 32 miliardi e la tedesca Deutsche Bahn arriva a 40 miliardi”.
Con l’arrivo di Anas, il gruppo Fs metterà in campo più di 100 miliardi di investimenti in 10 anni, 50 miliardi di capitale investito, 81 mila dipendenti, per gestire 44 mila chilometri di rete ferroviaria e stradale, far viaggiare 750 milioni di passeggeri all’anno su ferro (di cui 150 all’estero), 290 milioni di passeggeri su gomma (130 all’estero) e 50 milioni di tonnellate merci.
Con questa operazione Anas inizia il percorso di uscita dalla Pubblica Amministrazione, resta comunque esclusa una sua quotazione o una sua privatizzazione. “Non sono favorevole a una quotazione in borsa delle infrastrutture. E Anas si occupa di infrastrutture” ha detto Mazzoncini. “Una privatizzazione di Anas avrebbe una serie di ostacoli che porterebbe a una distruzione di valore” ha aggiunto da parte sua il presidente di Anas Gianni Armani.
Con la nuova formazione il gruppo punta a rafforzarsi all’estero incrementando del 23% i propri ricavi entro il 2026. In Italia una delle sfide è quella della puntualità dei treni. “La nostra priorità è vincere la gara della puntualità” ha detto Mazzoncini lasciando capire che l’obiettivo velocità, cioè collegare Milano a Roma in 2 ore e 20, annunciato nel 2015 come possibile nel 2016 e poi ripromesso dallo stesso Mazzoncini per fine 2017, sarà raggiunto molto lentamente.