Nell'ambito della direttiva sulla spending review, per contenere la spesa dei ministeri e dunque ottenere risparmi e maggiore efficienza, il Governo sembra intenzionato ad accorpare il Dipartimento del Turismo al Dipartimento per gli Affari Regionali, a Palazzo Cornaro. La decisione, che dovrebbe essere assunta nei prossimi giorni – secondo quanto si apprende – punta sulla stretta connessione tra Regioni e turismo, lasciando alle prime la piena titolarità della materia.
Queste prime voci, però, hanno già sollevato un polverone nel mondo del turismo. "Ci auguriamo che le voci sulla chiusura o sull'accorpamento del Dipartimento del turismo non siano vere sottolinea il presidente di Confturismo e di Federalberghi, Bernabò Bocca – noi saremmo nettamente contrari: significherebbe comunque depotenziare il settore e se si devono tagliare le spese improduttive ci sono altre voci sulle quali agire. Inoltre, se proprio si volesse accorpare il Dipartimento del Turismo con un altro, per noi imprenditori e operatori del turismo sarebbe meglio unirlo al ministero per lo Sviluppo economico o a quello dei Beni Culturali".
Secco anche il commento di Claudio Albonetti, presidente di Assoturismo: "in questo Paese ci dobbiamo abituare al fatto che al peggio non c'é mai fine. Prima sono stati affossati i Buoni Vacanza, con una scelta scellerata – ricorda Albonetti – poi è stata introdotta la tassa di soggiorno, infine la tassa di sbarco. Abbiamo chiesto e ottenuto il ripristino di un ministero del Turismo: lasciarlo senza il braccio operativo del Dipartimento, oltre che senza risorse e con un Enit in via di smantellamento, significa non dare alcun credito alle attività turistiche".
Dal canto suo, Armando Cirillo, responsabile turismo del Pd, sollecita una immediata presa di posizione da parte del ministro del Turismo, Piero Gnudi: "Non si possono accettare – spiega – ulteriori tagli al turismo, settore strategico che può dare un contributo rilevante per lo sviluppo ed il lavoro. Lo stesso Gnudi ha detto che il turismo nei prossimi 10 anni potrebbe dare un contributo al PIL fino al 18%, con la possibilità di creare 1,6 milioni di nuovi posti di lavoro. Obiettivi ambiziosi, ma difficilmente raggiungibili senza nemmeno un Dipartimento".
E stamattina è arrivato anche il commento di Gnudi: "Tutti sembrano accogliere con favore la spending review per i risparmi e l'efficienza che ne deriveranno. Credo però che, quando metteremo materialmente mano alla revisione delle spesa, sentiremo vibrate proteste da parte di tutti coloro che in un modo o nell'altro verranno anche marginalmente toccati dai tagli".