Enit, Bottura ambassador turismo enogastronomico

Dopo Roberto Bolle, Enit punta su Massimo Bottura, uno degli chef più influenti al mondo, come ambassador dell’Italia turistica a livello globale. Enit infatti sta dando ampio spazio al turismo enogastronomico, con campagne dedicate digitali e print sia sul portale italia.it che con mega affissioni in luoghi strategici del mondo, come aeroporti e piazze internazionali. E le campagne pubblicitarie enogastronomiche in corso puntano su due temi: Italian Lunch break e Italian shopping. Quelle di branded content sono invece molto più vaste con tematiche enogastronomiche toccate anche in modo indiretto in articoli e campagne comparse in Belgio, Germania, UK, Svezia, Giappone, Canada, Austria, Svizzera, Spagna.

Per rilanciare l’Italia nel mondo, Massimo Bottura dispensa anche preziosi consigli sulle destinazioni in esclusiva sul sito ufficiale dell’Italia esaltando i punti di forza del Bel Paese nei crocevia in cuisi il food incontra l’arte e la cultura. “In quasi ogni città e paese in Italia esistono monumenti e siti sbalorditivi – racconta – In ogni museo trovi un capolavoro che ti emoziona e dal quale impari qualcosa”. Così consiglia abbinamenti come quello che associa Osteria Gucci agli Uffizi a Firenze per esaltare l’inconsueto e scoprire la bellezza dell’inatteso.

Le scoperte rigeneranti dell’Italia portano poi a Piscinas, e al Monte Catria. È lì che lo chef prende fiato. “I luoghi da scoprire di cui non so ancora nulla, quelli che in qualche modo ti devi conquistare: come la spiaggia di Piscinas, in Sardegna, dove per arrivare occorre attraversare una stradina sterrata e un fiumiciattolo tra le dune di sabbia; oppure l’eremo del Monte Catria, nelle alte Marche, una meta davvero spirituale, citata anche da Dante nella Divina Commedia”. I ricordi dei suoi viaggi in Italia più memorabili sono legati alla rotta che lo riporta a casa tra Modena e Manhattan. Un rientro da “degustare” con un tortellino al Tortellante di Modena, ma anche con l’emozione di un “aperitivo sull’Etna, sospesi tra l’inferno e il paradiso” dichiara.

I sapori dell’Infanzia investono anche altre mete, portandolo a Samboseto, Parma. Era il 30 settembre 1970, il giorno dell’ottavo compleanno quando i genitori lo coinvolsero in un pellegrinaggio gastronomico in un ristorante che a quei tempi era già mitico: la trattoria di Peppino e Mirella Cantarelli. “Sento ancora il sapore del savarin, un timballo di riso in crosta di lingua, e della faraona in creta”. A Casa Maria Luigia a Modena, nascosta nella nebbia c’è la sua pianura “che custodisce e protegge un tesoro: quando la osservi, senza vedere niente, puoi sognare qualsiasi cosa. Alla fine di questo viaggio della fantasia, si possono esplorare gli angoli quieti e silenziosi del parco pluricentenario di Casa Maria Luigia, la dimora-guest house che ho aperto nella campagna modenese. E lì ci si può fermare a dormire, avvolti nella calma”.

Perché è l’Italia in fondo è un sogno già dentro di noi e a spiazzare e invadere ovunque. “L’ispirazione parte sempre nella nostra testa. Il mare o i monti possiamo trovarli anche nell’asfalto di un autogrill, perché siamo noi che li immaginiamo. Il piacere di un viaggio sta tutto nell’attesa di raggiungere una destinazione”.

Sul sito italia.it è possibile scoprire gli abbinamenti e il decalogo dello chef

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