venerdì, 26 Aprile 2024

Hotel vs affitti brevi: Federalberghi mette a confronto due modelli di turismo

Oltre 57 miliardi di consumi turistici nel 2022 nei primi 500 comuni italiani a vocazione turistica, di cui l’88% (50,3 miliardi) relativi a presenze ufficiali e il 12% (6,8 miliardi) relativi a presenze non registrate, e dunque in larga parte probabilmente abusive. I pernottamenti non rilevati, che rappresentano il 23,6% dei flussi turistici, generano solo l’11,9% dei consumi e, di conseguenza, un’analoga percentuale
nella creazione di ricchezza e di occupazione.

Emerge dal rapporto di Sociometrica presentato in apertura della 73/a assemblea di Federalberghi a Bergamo e Brescia, che mette a confronto due modelli: il primo fondato sull’ospitalità alberghiera e l’altro sulla commercializzazione delle case, che hanno conseguenze economiche molto diverse, e talvolta opposte. L’economia generata dalle presenze ufficiali, infatti, copre un valore complessivo che riesce
a finanziare oltre un milione di occupati, mentre l’economia fondata sulle presenze non registrate genera appena 137mila posti di lavoro.

Il maggior contributo che gli alberghi apportano alla crescita dell’occupazione è determinato anche dalla presenza di un’organizzazione aziendale complessa, con figure professionali  di varia specializzazione metre nel caso degli affitti brevi, le operazioni quasi sempre, si limitano alla consegna delle chiavi, alla pulizia finale delle camere e alla manutenzione ordinaria.

“L’albergo – commenta Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi – è il fulcro su cui gioca tutta la grande macchina dell’ospitalità. Il
suo valore non sta semplicemente nei suoi fatturati, nella sua economia in senso stretto, ma negli effetti espansivi che è in grado di diffondere sugli altri settori. Offriamo questi dati alla riflessione dell’opinione pubblica affinché venga riconosciuto il giusto valore ad un settore che
ha attraversato momenti difficilissimi, ma che adesso vuole rialzarsi e superare ogni record”.

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