lunedì, 23 Dicembre 2024

Lagalla ha inaugurato gli Stati generali della cultura 2024 a Palermo

“Siamo orgogliosi e ringraziamo Il Sole 24 Ore per aver scelto Palermo come prima tappa degli Stati generali della cultura 2024. Un riconoscimento per la città che diviene luogo di dibattito culturale nazionale, indicando una strada che è tra quelle privilegiate per la propria economia e la propria preparazione del futuro, cioè quella della cultura intesa globalmente come elemento di tradizione, formazione e innovazione. Per fare questo, è anche necessario portare la cultura nei quartieri e diffonderla il più possibile soprattutto fra i giovani. È quello che questa amministrazione sta promuovendo, portando, ad esempio, concerti del Teatro Massimo ed eventi a corollario del quattrocentesimo di Santa Rosalia in aree della città come Danisinni, Albergheria e Sperone”. Lo ha dichiarato il sindaco Roberto Lagalla, che ha aperto oggi al Teatro Massimo gli Stati generali della Cultura 2024, organizzati da Il Sole 24 Ore.

“Bisogna avere una visione di sistema con degli investimenti consistenti. In Italia il settore culturale fattura 100 miliardi di euro l’anno, se a questo noi aggiungiamo l’indotto legato all’organizzazione di eventi, andiamo a 240 miliardi, che è più del 10 % del Pil”, ha sottolineato Alessandro De Pedys, direttore generale per la diplomazia pubblica e culturale del ministero degli Affari esteri e della Cooperazione internazionale, intervenendo alla prima tappa nel Mezzogiorno degli Stati generali della Cultura de Il Sole 24 Ore, al Teatro Massimo di Palermo.

“In questa avventura di Agrigento Capitale della Cultura – ha spiegato Giacomo Minio, presidente Fondazione Agrigento 2025 intervenendo al Tearo Massimo – ho cercato di guardare al fatto che Agrigento, geograficamente, è una città baricentrica fra due conflitti bellici, ossia, quello tra israeliani e palestinesi e la Russia. Agrigento ha ereditato la Valle dei Templi e il Tempio della Concordia, dove si celebra la festa dell’amicizia fra i popoli. Quindi ho pensato di immaginare di declinare il concetto di cultura in termini di rispetto e amore. Noi non possiamo realizzare una capitale della Cultura che non abbia un occhio a questo aspetto. Immagino di coinvolgere, proprio perché abbiamo un conflitto alle porte, le religioni dei paesi alle prese con i conflitti e far sì che dal tempio della Concordia possa partire un messaggio di pace. Quindi il bene culturale, che è visto da colpire per distruggere, può essere visto come qualcosa che deve ampliare il sentimento dell’amore e della pace”.

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