Turismo e siti Unesco: un equilibrio delicato tra valorizzazione e tutela
29 Dicembre 2025, 12:25
(di Giorgio Andrian*) I siti designati dall’UNESCO sono di diverse tipologie: si va dai più noti – quelli della Lista del Patrimonio Mondiale – alle Riserve della Biosfera – che rappresentano aree vaste comprendenti parchi al loro interno – ai Geoparchi – come dice il termine stesso, sono dei parchi a vocazione prevalentemente geologica – alle Città Creative, centri urbani che hanno fatto della creatività un asset per il loro sviluppo. In tutti questi casi il turismo non è tra i criteri di selezione.
Eppure, una volta entrati in una di queste prestigiose liste diventano – quasi automaticamente – delle attrazioni per i visitatori. Prima di tutto per il fatto che l’UNESCO è considerato un ente molto prestigioso a livello internazionale che ispira molta fiducia; e poi perché si tratta comunque di siti selezionati per caratteristiche particolari che trascendono la dimensione locale. Proprio per questo, il legame tra turismo e siti UNESCO è oggi più che mai centrale nel dibattito sullo sviluppo sostenibile.
Visitare un sito UNESCO significa entrare in contatto con la storia, l’arte e la natura in una forma considerata unica e irripetibile. Non sorprende, quindi, che l’iscrizione – soprattutto quella nella Lista del Patrimonio Mondiale – comporti spesso un significativo aumento dei flussi turistici.
Dal punto di vista economico e sociale, questo fenomeno può rappresentare una grande opportunità. Il turismo legato ai siti UNESCO contribuisce allo sviluppo delle economie locali, favorendo la creazione di posti di lavoro nei settori dell’ospitalità, dei servizi culturali, della ristorazione e dell’artigianato. Inoltre, l’interesse dei visitatori può stimolare investimenti nella conservazione del patrimonio e nel miglioramento delle infrastrutture, aumentando la qualità della vita delle comunità residenti.
Il turismo, in questo senso, può diventare uno strumento di valorizzazione. La presenza di visitatori accresce la consapevolezza dell’importanza di proteggere i beni culturali e naturali e rafforza il senso di identità dei territori. Molti siti UNESCO sono anche luoghi “vivi”, abitati e utilizzati quotidianamente, dove il turismo può favorire il recupero di tradizioni, mestieri e pratiche culturali altrimenti destinate a scomparire.
Tuttavia, l’altra faccia della medaglia è rappresentata dai rischi legati al turismo di massa. Negli ultimi anni, numerosi siti UNESCO si sono trovati ad affrontare il problema dell’overtourism, ovvero un eccesso di visitatori concentrati in spazi e tempi limitati. Venezia è un caso emblematico a livello internazionale. Questo fenomeno può causare gravi danni: deterioramento dei monumenti, consumo eccessivo delle risorse naturali, aumento dei rifiuti, congestione urbana e perdita di autenticità. Ecco perché, per esempio, il Centro del Patrimonio Mondiale ha adottato il Programma per il Turismo Sostenibile nei Siti Patrimonio Mondiale (https://whc.unesco.org/en/tourism/) attraverso la cui implementazione i manager si impegnano a far crescere la consapevolezza di tutti gli stakeholders interessati.
Città storiche, centri archeologici e fragili ecosistemi naturali sono particolarmente vulnerabili. Quando il turismo non è adeguatamente gestito, il valore stesso del sito rischia di essere compromesso. Paradossalmente, ciò che attira i visitatori – la bellezza, l’unicità, l’integrità del luogo – può essere eroso proprio dalla loro presenza.
Un altro aspetto critico riguarda l’impatto sulle comunità locali. L’aumento dei prezzi degli immobili, la trasformazione dei servizi a favore esclusivo dei turisti e la perdita di spazi di vita quotidiana possono generare conflitti e senso di esclusione tra i residenti. In questi casi, il turismo smette di essere una risorsa condivisa e diventa un fattore di squilibrio sociale.
Di fronte a queste sfide, emerge con forza la necessità di un turismo più sostenibile e responsabile. L’UNESCO stessa sottolinea l’importanza di una gestione integrata dei siti, capace di coniugare conservazione, sviluppo economico e benessere delle comunità. Non si tratta di limitare il turismo in modo indiscriminato, ma di governarlo con strumenti adeguati.
Tra le strategie più efficaci vi sono la regolamentazione dei flussi, la promozione di periodi e itinerari alternativi, l’uso delle tecnologie digitali per il monitoraggio dei visitatori e il rafforzamento dell’educazione al patrimonio. Anche il coinvolgimento attivo delle comunità locali è fondamentale: quando i residenti partecipano alle decisioni e traggono benefici diretti dal turismo, aumenta la capacità di tutela del sito.
Un ruolo chiave spetta anche ai viaggiatori. Visitare un sito UNESCO implica una responsabilità: rispettare le regole, adottare comportamenti consapevoli, informarsi sul valore del luogo e sul suo contesto culturale e ambientale. Il turismo può così trasformarsi da semplice consumo di luoghi a esperienza di conoscenza e rispetto.
In conclusione, il rapporto tra turismo e siti UNESCO è complesso e dinamico. Questi luoghi straordinari rappresentano una risorsa inestimabile, ma anche una responsabilità collettiva. La sfida del futuro sarà quella di promuovere un turismo capace non solo di attrarre visitatori, ma di preservare il patrimonio per le generazioni future, mantenendo vivo l’equilibrio tra tutela, sviluppo e identità dei territori.
* docente di cultural diplomacy ed esperto Unesco