Dalle ceneri al progetto: Catania ripensa Le Ciminiere
20 Novembre 2025, 10:02
Dopo l’incendio che l’11 novembre ha colpito “Le Ciminiere”, il centro fieristico di Catania, è già tempo di ripartire, di rinascere subito dalle ceneri.
Nel corso dell’incontro “Rethinking Le Ciminiere” che si è svolto nella sede dell’Ordine degli Architetti PPC, è stata delinata una linea netta e propositiva: “Ripartiamo dal progetto dell’architetto Giacomo Leone – ha spiegato il presidente Alessandro Amaro – si può pensare a una ricostruzione fedele alla configurazione originaria del “cutulisci”, e, al tempo stesso, riprendere la sua idea di piccolo “quartiere” con funzioni pubbliche e private, ristoranti e spazi di relazione”.
Un’attenzione particolare è stata richiamata alle terrazze, concepite nel progetto come giardini e spazi verdi: una potenzialità ancora inespressa da restituire alla città. Amaro ha ricordato anche come, da anni, Ordine e Fondazione chiedano uno spazio per svolgere attività per la città, organizzando mostre, workshop ed eventi culturali e “chiediamo – ha aggiunto Amaro – che questo luogo venga intitolato all’architetto Leone, riconoscendone il ruolo visionario. L’obiettivo finale è che la Città Metropolitana riesca a gestire al massimo della potenzialità questo edificio”.
Quest’ultima, intanto, è già al lavoro per intercettare finanziamenti destinati al rifacimento del “Ciotolone”, con l’obiettivo di trasformarlo in uno spazio realmente multifunzionale. Nei giorni scorsi si è svolta una riunione con deputati regionali e consiglieri, convocata dal sindaco Enrico Trantino, alla presenza del ministro Nello Musumeci. “Le risorse economiche sono il tema principale, ma l’ente metropolitano, a prescindere dagli esiti della riunione – certamente positivi e propositivi – ha già attivato una serie di meccanismi, inclusi mutui e forme di autofinanziamento, affinché la fase progettuale e quella esecutiva possano essere quanto più prossime possibile»”, ha detto Ivan Albo, responsabile Pianificazione della Città Metropolitana.
Si può dunque ripartire, non soltanto per “riparare il danno”, ma per trasformare l’emergenza in occasione di rigenerazione urbana e culturale.