Ancora una volta l’apertura/chiusura dei musei e aree archeologici siciliani nel weekend ha tenuto banco sui media. In extremis, infatti, la Regione ha garantito l’apertura di diversi siti, fronteggiando così il problema del tetto massimo delle giornate festive in cui i custodi sono obbligati a lavorare per contratto, che è pari al 30%, e che avrebbe portato alla chiusura di quasi tutti i siti.
Grazie alla circolare del dirigente generale del Dipartimento Beni culturali, Salvatore Giglione, dunque, diversi custodi hanno dato la loro disponibilità a essere in servizio nel weekend. Così, ad esempio, il museo del Satiro di Mazara del Vallo è rimasto aperto solo domenica mattina mentre sabato ha chiuso per disinfestazione.
Non hanno chiuso né il museo Paolo Orsi di Siracusa né la Villa del Casale di Piazza Armerina che è stata visitata da oltre 481 persone. Sabato 1 novembre, invece, non hanno aperto i battenti il Museo di Aidone e l’area archeologica di Morgantina che però sono rimasti aperti ieri. Sono invece mancati i volontari per garantire l’apertura a Palermo di Palazzo Mirto e ad Agrigento del Museo Griffo. Chiuso anche il complesso di San Giovanni degli Eremiti.
A Mazara del Vallo è scoppiato un vero e proprio caso. Appena hanno letto che il museo che ospita il Satiro era chiuso per disinfestazione, un gruppo di turisti ha lasciato un foglio di carta appeso sul portone del Museo con la scritta “Ci fate vergognare di essere italiani”. E il sindaco Nicola Cristaldi ha chiesto ancora che il Museo venga gestito dal Comune e non più dalla Regione. Proteste anche davanti ai cancelli del parco di Selinunte, rimasto chiuso nei due pomeriggi dei giorni festivi.
“Certezza e prolungamento degli orari di apertura dei musei sono una garanzia indispensabile per visitatori e operatori turistici e culturali. Non avercele significa creare un disservizio e subire un danno di credibilità” ha detto Toti Piscopo, presidente della sezione turismo di Confindustria Palermo, intervistato dal Giornale di Sicilia.
“In Sicilia – ha sottolineato Piscopo – abbiamo registrato situazioni difficili da giustificare. Per esempio, in musei pur di grande interesse e all’interno o in prossimità di grandi località turistiche vengono venduti in un anno seimila biglietti a fronte di una presenza di circa 60 impiegati. Ovviamente non è un caso limite ma è sufficientemente diffuso e Aidone con la sua Dea di Morgantina non fa eccezione. Il tema degli ingressi e quindi della fruibilità dei beni museali è da tempo dibattuto e oggi andrebbe definitivamente risolto. Credo che occorra un impegno complessivo per adeguare opportunamente la legislazione in materia e arricchirla anche con una buona dose di cultura d’impresa finalizzata a considerare il bene museale un bene assolutamente produttivo se opportunamente comunicato e se supportato da mirate azioni di marketing in cui coinvolgere, in una logica di mercato, gli operatori turistici e gli operatori culturali”.