Non si scompone il mecenate Antonio Presti dopo la sentenza del CGA che ha annullato il comodato d’uso stipulato tra la Città metropolitana di Messina e la Fondazione Fiumara d’Arte per la fruizione delle Rocce di Taormina.
Ex villaggio turistico di grande attrattiva negli anni ’60, il poggio di Capo Mazzarò con il comodato di 99 anni concesso alla Fondazione Fiumara d’Arte, rientrava al centro di un percorso di valorizzazione con la creazione del Museo della bioarchitettura, che avrebbe coinvolto i maggiori artisti, architetti e ingegneri europei over 35. Nella volontà di Presti quella di lasciare in eredità alle associazioni di ragazzi down la gestione della struttura.
Ma dopo quarant’anni sembrano ripetersi le dinamiche che condizionarono gli esordi della Fiumara d’Arte. “Il dono della Fiumara d’Arte, nel territorio dei Nebrodi – racconta Presti – è stato accettato dopo quarant’anni di processi, attentati mafiosi e solitudine civile; alle Rocce si tenta addirittura di abortirlo durante la sua genesi”.
Il ricorso presentato dalla Pineta era pendente già ai tempi della concessione del comodato?
“Sì. Quando è stato ammesso il comodato, la Città metropolitana di Messina e la Pineta erano coinvolti in un dibattito legale. Al momento della firma, in una clausola si faceva espressa menzione di questo contenzioso. Nonostante questo, io ho sentito la necessità non di aspettare il risultato, ma di aprire subito al pubblico la fruizione del luogo. Adesso accetto la sentenza serenamente e rispettosamente”.
In questo anno di attività qual è stato il lavoro della Fondazione alle Rocce?
“I cancelli delle Rocce sono stati riaperti a tutti: visitatori, turisti, cittadini, famiglie, associazioni, giovani e anziani, bambini e disabili, a loro doveva essere restituito quello spazio proiettato sull’orizzonte mare e negato per troppo tempo. Per farlo ho dovuto metterlo in sicurezza. Ho subito ottemperato alla pulizia e alla scerbatura del sito, poi ho creato un percorso in sicurezza con segnaletica e banner esplicativi che raccontano la storia de Le Rocce, dalla genesi al futuro immaginato, e poi ho restaurato “una struttura” per ospitare le mostre. Nella primavera dell’anno scorso, in contemporanea al G7 di Taormina, ho allestito il G37 della Poesia, una manifestazione a carattere internazionale che ha coinvolto i comuni di Savoca, Castiglione di Sicilia, Linguaglossa, Castelmola e Piedimonte Etneo. La manifestazione ha avuto successo così l’ho riproposta per il “battesimo di restituzione” de Le Rocce. Alle Rocce tante associazioni dei territori sono state attive protagoniste del rinnovamento: i nostri progetti si muovono in un raggio d’azione che comprende tutta la costiera jonica, da Santa Teresa di Riva all’Etna, passando per la Valle dell’Alcantara e dell’Agrò”.
Le manifestazioni realizzate hanno avuto un costo?
“Sì, il costo dell’impegno civile ed etico. Ho dedicato tutto me stesso perché non si perdesse più tempo, e affinché quel cancello chiuso per decenni potesse restare aperto il più possibile e accogliere quanti più visitatori. Ho fatto convergere tutte le mie idee, i miei progetti, i miei pensieri su quella che ho accolto come nuova missione della Fiumara d’Arte. Se poi vogliamo parlare brutalmente dell’impegno economico, l’investimento è stato di circa trecentomila euro”.
Dopo l’annullamento del comodato chiederà un risarcimento alla Città metropolitana?
“Assolutamente no. Lo spirito che anima il dono è sempre il ringraziamento. E io dunque mi sento in dovere di ringraziare tutti coloro che hanno seguito e sostenuto il percorso del comodato, dalle istituzioni alla società civile. Non ci sarà nessuna causa, lascerò tutto alla società civile. Ho contribuito a restituire questo luogo alla collettività, ho vissuto un momento di gioia, condivisione e impegno etico. Non ho rabbia né livore, oggi provo soltanto un’infinita gratitudine”.
Quali sono i suoi progetti futuri?
“Mi sto già dedicando a Librino e alla sua gente. Lavoro da anni nella periferia catanese per realizzare un grande museo all’aperto della fotografia, con il grande maestro Reza Deghati e oltre 50 giovani fotografi. Ho anche diversi progetti in cantiere in collaborazione con i Comuni etnei, la valle dell’Alcantara e la valle dell’Agrò. Tra aprile e maggio, poi, concluderemo il lungo percorso che condurrà alla donazione artistica di 500 bandiere all’Ospedale di Taormina”.