“In considerazione del fatto che non si è provveduto a riunire la Conferenza Stato Città, così come previsto dalla normativa vigente, tutti i Comuni in Sicilia che hanno provveduto ad applicare l’imposta di soggiorno risultano operare in violazione di quanto disposto dalle prescrizioni in materia di federalismo fiscale”. È quanto afferma $ un documento congiunto redatto dai Responsabili turismo di Confesercenti Sicilia, Confcommercio Sicilia, Legacooperative Sicilia, Confindustria Sicilia e Skal International Palermo.
“Un provvedimento, quello dell’imposta di soggiorno, che – si ricorda nel documento – stando alle ultime dichiarazioni dell’Assessorato al Turismo si sarebbe potuto rendere operativo solo a partire dal 1 luglio 2012 e in ogni caso non prima che si fosse compiuto l’iter previsto dal Decreto Legislativo 14 marzo 2011 n. 23 e delle richiamate norme in materia di federalismo fiscale, in virtù delle quali per le Regioni a Statuto Speciale la disciplina generale di attuazione dell'imposta di soggiorno deve essere dettata di intesa con la Conferenza Stato – Città”.
“Ancora una volta, dunque, gli operatori devono confrontarsi con scelte politiche in controtendenza rispetto alla volontà, più volte dichiarata dai nostri amministratori, di sostenere la competitività e la sostenibilità dell’industria turistica in Sicilia. È necessario che la Regione intervenga con urgenza per richiamare tutte le amministrazioni Comunali che in Sicilia hanno provveduto all’applicazione dell’Imposta di soggiorno ad oggi illegittima, le cui conseguenze e ricadute incidono pesantemente sia sulla competitività delle singole imprese che dell’intera offerta turistica regionale. Le scriventi Associazioni – conclude il documento – chiedono un incontro con il presidente della Regione, al fine di adottare adeguate misure per intervenire nei confronti dell’illegittima adozione dell’imposta di soggiorno in Sicilia e garantire che il sistema imprenditoriale non venga visto, ancora una volta, come la soluzione per recuperare risorse per risanare i bilanci degli enti locali, e di scongiurare l’imposizione di un ulteriore balzello che non solo fa male al turismo ma che nelle sue modalità di applicazione non trova nessun legittimo presupposto”.
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