Nei cieli di Sicilia volano molte parole e pochi aerei

(di Toti Piscopo) Da ormai due settimane occupa le prime pagine dei quotidiani locali e non solo: l’impennata dei prezzi per i collegamenti aerei tra la Sicilia e Milano e Roma, soprattutto a ridosso delle ormai prossime festività natalizie. Un problema antico e mai risolto che, ancora una volta, ha avviato la grande gara del dire rispetto al fare.

C’è chi invoca l’istituzione di un’Authority unica a cui affidare la governance di tutto il sistema aeroportuale e chi lo vorrebbe limitata solo alla negoziazione di tariffe sociali. Ma c’è anche chi mette sul banco degli imputati Assoclearance l’associazione italiana governativa che assegna gli slot e che – a detta di qualcuno – li rilascerebbe in maniera eccessivamente discrezionale tale da penalizzare le rotte per la Sicilia, favorendo di fatto poche compagnie aeree.

I politici, poco adusi alle dinamiche di mercato, si cimentano nella conseguente richiesta di attivare tratte sociali. La continuità territoriale è l’argomento, non nuovo,  su cui è stato aperto un dibattito generale che interessa tutti: siciliani residenti oltre lo Stretto, imprenditori ed operatori turistici, ma anche politici e istituzioni.

Un dibattito in cui non sono mancate dichiarazioni eclatanti e piuttosto ripetitive che ciclicamente vengono rilanciate fino a spegnersi in attesa di trovare soluzioni che, volutamente o legittimamente, non arrivano mentre arrivano gli adeguamenti tariffari delle compagnie che ormai rasentano le 800 euro per un volo Palermo-Roma a/r in giornata prenotato già 6 giorni prima la data di partenza. Insomma i collegamenti da e per la Sicilia sono diventati il nuovo bancomat per le compagnie aeree, particolarmente per l’ex compagnia di bandiera e per l’irlandese Ryanair.

Dei collegamenti sociali si discute da ormai trent’anni. Ovvero da quando sono stati rivendicati e sempre negati con disquisizioni giuridiche motivate legittimamente da Bruxelles ma dimenticandosi del diritto alla mobilità che spetta ai siciliani, esattamente come agli abitanti di tutte le isole europee. Infatti, da Madeira alle Canarie, senza dimenticare la Corsica e la nostra Sardegna, i benefici della continuità territoriale vengono già applicati. In Sicilia vigono solo per Lampedusa e Pantelleria e ultimamente si sta lavorando all’apertura delle cosiddette tratte sociali anche dagli aeroporti di Comiso e Trapani, che però dovrebbero essere operative solo da maggio 2020.

Discorso a parte riguarda invece i collegamenti turistici: il mancato arrivo dei turisti nell’Isola è imputato spesso all’assenza di questo genere di voli, soprattutto nella stagione invernale. E in questo si fa un paragone con le altre isole europee, le cui caratteristiche sono completamente differenti dalla Sicilia e in cui i voli diretti sono principalmente dei voli charter e non di linea, o al massimo di linea charterizzati.

Continuare a far confusione tra i collegamenti turistici e le tratte sociali è un errore sul piano delle analisi, anche se la soluzione dovrebbe marciare su binari paralleli, trattandosi di due dinamiche completamente diverse che necessitano di soluzioni ben distinte, seppur complementari. Credo sia questo il focus del problema che va affrontato nell’ambito di una visione strategica complessiva e con una prospettiva manageriale che faccia vincere alla Sicilia ed ai siciliani, la gara del fare rispetto a quella del dire.

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