Dopo 25 secoli riemerge dai fondali di Gela il relitto della nave greco-arcaica del 500 avanti Cristo, che il fondale argilloso, a cinque metri di profondità, ha conservato e protetto fino ai nostri giorni. “Un patrimonio non solo della Sicilia ma dell’intera umanità" lo ha definito l’assessore regionale ai Beni culturali, Antonello Antinoro. Si tratta di una imbarcazione in legno, della lunghezza di 21 metri, che si ritiene affondata 25 secoli addietro, a 800 metri dalla costa, durante una tempesta, mentre, carica di mercanzie prelevate nell’antica colonia greca di Gela, stava facendo ritorno alla madrepatria. Il relitto fu scoperto nel 1988 da due sub dilettanti. Adesso le parti del natante resteranno immerse per alcuni giorni in vasche piene di PEG (glicole polietilenico), un protettivo chimico, quindi verranno trasportate in Inghilterra, nel laboratorio Mary Rose Archeological Services, di Portsmouth dove già si trovano da tempo i primi pezzi lignei facenti parte della prua, recuperati nel 2004. Intanto la Soprintendenza di Caltanissetta ha progettato la realizzazione di un "museo del mare" da costruire nel "bosco littorio" di Gela, dove esisteva l’emporio dell’antica colonia greca, da cui si ritiene sia partita la nave, affondata dalla tempesta 2.500 anni fa, e riportata oggi alla luce. “La Regione, invece – ha annunciato Antinoro – sta programmando il recupero dell’altra nave scoperta nella stessa zona che verrà effettuato nei prossimi mesi”.