Le Vie dei Tesori ritorna a Caltanissetta per tre weekend dal 14 al 29 settembre, dopo che nel 2023 ha registrato un fortissimo incremento mettendo insieme 5.127 visitatori con una ricaduta turistica sul territorio di oltre 200 mila euro.
“Le Vie dei Tesori sono un’iniziativa ormai consolidata nella nostra città che permettono di far conoscere beni culturali nisseni poco noti, non soltanto ai turisti ma anche dagli stessi cittadini – dice l’assessore alla Cultura e vicesindaco Giovanna Candura – . La visita guidata offre la possibilità di scoprire curiosità e cenni storici che rendono il nostro patrimonio architettonico un ambiente familiare. Auspichiamo che questo Festival possa diventare sempre più un arricchimento culturale per il territorio e consenta di far crescere l’indotto economico per le maestranze locali”.
Otto anni in cui il festival ha percorso la città in lungo e in largo, dai campanili alle cripte, tracciando ad ogni edizione un percorso diverso, in collaborazione con il Comune e la Diocesi. E quest’anno non sarà da meno: parecchi luoghi saranno inediti anche per gli stessi nisseni. Il programma è stato messo insieme cercando l’effetto “meraviglia” e lo storytelling. Come per l’Abbazia di Santo Spirito dove si potrà visitare il giardino dove i frati coltivavano le essenze per il famoso amaro di cui consegnarono la ricetta segreta a Salvatore Averna; oppure il Conservatorio Bellini che espone strumenti musicali anche antichi nell’ex Istituto di beneficenza voluto da Ferdinando II di Borbone: a quel periodo risale una stranissima collezione di macchine tipografiche su cui il maestro Antonio Caglià Guittard nel XIX secolo insegnava il mestiere di tipografo ai ragazzi del territorio. Sono pezzi che starebbero benissimo in un museo.
Tra le chiese che si visiteranno, la quattrocentesca San Domenico che prima dell’Unità ospitò le tombe dei Moncada e oggi mostra una suggestiva cripta settecentesca con tre diverse tipologie di colatoi per l’essiccazione dei cadaveri; la Madonna dell’Assunta voluta dalla contessa Aloisa De Luna che volle esservi sepolta con il figlio Francesco II Moncada; la moderna San Pietro con la sua storia di incontro tra le comunità e le sculture dell’artista nisseno Girolamo Ciulla. E si scoprirà un presepe settecentesco del Matera (83 statuine, in tila e codda) nella sontuosa Sant’Anna affiancata all’Istituto Testasecca voluto dal signore delle miniere. Superando l’ex mulino dei fratelli Tortorici, poi Villa Lapadura oggi trasformata in Officina per artisti emergenti e affermati (che esporranno durante il festival), eccoci ai palazzi: ovviamente si parte dall’ottocentescoedificio sulla collina del Tondo, che ospita sia la Provincia che la Prefettura e l’alloggio del prefetto. E’ una galleria di opere d’arte, ma anche di ambienti sontuosi, vetrate decorate dal Sozzi; e un minuscolo giardino prefettizio del 1892, con una fontana in ghisa della palermitana Fonderia Oretea.
Si passa poi a Palazzo Moncada che, voluto a metà 600 da Luigi Guglielmo Moncada, non venne mai completato e fu edificata soltanto la parte posteriore, rivolta verso il giardino, impreziosita da una fastosa teoria di mensoloni, “gattoni” (cornici ricurve), con figure umane e animali; ospita la galleria d’arte civica con le sculture di Michele Tripisciano e Giuseppe Frattallone. A Palazzo del Carmine, sede del Comune nel luogo del trecentesco convento dei Carmelitani: si entrerà nei saloni affrescati, nella sala consiliare e nel gabinetto del sindaco. E si visiterà il Teatro Margherita, intitolato alla consorte del futuro re Umberto I, inaugurato nel 1875 con il Macbeth di Verdi. Qui Camilleri ambientò il suo “Il birraio di Preston”, ispirandosi ai difficili rapporti tra la città e il Prefetto Fortuzzi. Infine l’area archeologica Palmintelli, nel centro della città, dove fu scoperto un complesso funerario di tombe a grotticella dell’età del Bronzo. Se ne conserva soltanto una, con le pareti intagliate nella roccia.
Non lontano dalla diga Disueri, sulla strada delle zolfare, nel territorio di Butera, si trova uno dei cosiddetti “borghi fascisti”, voluti da Mussolini per combattere il latifondo: Borgo Guttadauro venne costruito, abbandonato e dimenticato negli anni Sessanta, nessuno mai volle abitarvi. Il comune di Butera ha anche tentato di venderlo, ma l’asta è andata deserta: nessuno vuole questa ghost town. Si visiterà con la community di Ascosi Lasciti che da anni sta censendo i luoghi abbandonati della Sicilia.
Quest’anno le esperienze del festival avranno tutte un supporto naturalistico: a partire dal trekking di 14 chilometri dalle masserie e dalla miniera di zolfo Giumentaro con i resti del pozzo Santa Barbara, sula strada per Monte Capodarso; un altro percorso ritornerà alla riserva di Lago Sfondato, luogo incredibilmente bello, tenebroso e misterioso, bacino il cui letto è “sprofondato” nel 1907.