Da Lampedusa al Giappone, Pif e il piacere di viaggiare per lavoro

Il figliol prodigo del cinema palermitano è tornato. Per una sera. Come vuole tradizione tutte le volte che deve presentare un suo nuovo film. È un po’ una scaramanzia per Pif passare dalla sua Palermo il primo giorno in cui un suo lavoro viene presentato al grande pubblico in sala. È accaduto anche per “E noi come stronzi rimanemmo a guardare”, il suo terzo lavoro cinematografico, nato prima del lockdown per il grande schermo, fagocitato da Sky che ne ha concesso la programmazione nelle sale solo per 3 giorni, prima di traslarlo sulla sua piattaforma satellitare e su NowTv.

Nel film con Fabio De Luigi, Ilenia Pastorelli e Valeria Solarino si racconta di un mondo futuribile sottomesso agli algoritmi e dove i rider, come nel mondo attuale, sono sfruttati all’inverosimile. Un incubo insomma. Per questo motivo probabilmente, dopo averlo presentato al Festival del cinema di Roma, Pif ha scelto subito di introdurlo personalmente anche a Palermo. Riassaporando una città “lenta e contenta”, dove ancora i computer non comandano sui sentimenti e dove, nella maggioranza dei casi, a consegnarti le pizze è il ragazzo col motorino che lavora da anni per il tuo panettiere di fiducia. Che hai visto crescere, non ha fretta alla consegna, con cui puoi parlare e a cui puoi ancora dire: “Se non hai il resto, passo domattina al negozio a pagare. Segna. E intanto eccoti la mancia”».

Pif, Caparezza sosteneva che “il secondo album è sempre il più difficile, nella carriera di un artista”. E il terzo film?

«Bello. Nel senso che non ho sentito il peso. Il secondo film aveva tutta la gravità del mondo. Adesso sono abbastanza rilassato. Ho fatto molto tesoro degli errori fatti in “In guerra per amore”, tipo non fare il protagonista io. Perché fare il regista e l’attore principale è una cosa difficile. E non sono in grado. È molto impegnativo e rovina il risultato finale».

Ha combattuto per portare questo film prima al cinema e poi in tv, visto che andrà in onda su Sky. Una programmazione per le sale di soli tre giorni non è un po’ ristretta?

«È un evento. La Vision, che distribuisce il film, è nata per il cinema. Ma alla fine devi fare i conti con la realtà. Il film è un investimento economico e uno cerca di valorizzarlo come può. Per quanto stia ricominciando a essere frequentata, la sala non è ancora ripartita veramente. Per me i film vanno visti al cinema per mille motivi. Poi “E noi come stronzi rimanemmo a guardare” è molto curato dal punto di vista estetico. Quindi non vederlo al cinema è un peccato. Certo, ci fosse stata la possibilità…»

Parallelamente alla trama del film viene da pensare alla storia vera di Marco Tuttoilmondo, il rider quasi cinquantenne, palermitano come lei, che ha vinto una causa contro Glovo. È stato assunto e ora accusa di essere pagato per non lavorare.

«Non sapevo che gli fosse finita così. È un problema internazionale. In alcune nazioni è riconosciuto il fatto che il rider sia un lavoratore dipendente. In Italia lo decidono i tribunali. L’unica soluzione è che ci siano delle leggi chiare».

Su Sky è andata in onda la prima di due puntate di “Il testimone” ambientata a Lampedusa. Lei racconta che è stata la sua prima volta nell’isola. Com’è conoscerla a 49 anni?

«Nonostante abbia scoperto che dista 50 minuti da Palermo, come per arrivare a Roma, non mi ero mai proiettato mentalmente sul viaggiare verso quell’area. La mia testa guardava solo al nord Europa».

Cosa ha imparato?

«Al di là della bellezza, la cosa piacevole di Lampedusa è che, come in tutte le isole, ci sono le dinamiche in piccolo di una nazione. Gli stessi atteggiamenti che vedi in Italia, li ritrovi in breve. Il mio ragionamento è: se trovi una soluzione a Lampedusa, la risolvi anche nel Paese. Un politico dovrebbe andarci per imparare. E non dobbiamo cascare nella narrazione che fa la politica, volutamente sbagliata, dell’invasione degli immigrati a Lampedusa. Quando ti vendono un’isola alla mercé dei migranti, non è così. I lampedusani, se arriva uno sbarco lo sanno dalla televisione. È tutto organizzato in modo che i lampedusani non si accorgano di nulla. Io ho sentito anche di turisti che volevano visitare in vacanza a Lampedusa e l’agenzia di viaggi ha detto loro di non andarci, perché altrimenti non avrebbero trovato il cibo, che era riservato ai migranti».

In quasi 15 anni di puntate di “Il testimone”, lei ha viaggiato tantissimo in tutto il mondo. Che differenza c’è tra farlo per lavoro e per divertimento?

«Io mi diverto di più quando viaggio per lavoro. Più che altro perché, anche se sei stanco e hai fatto tardi la notte prima, alle 8 o alle 9 del mattino ti devi svegliare. Viaggiando per lavoro sei costretto a vedere cose e impari molto di più. Poi la telecamera mi permette di entrare in posti dove un normale turista non potrebbe. A me piace conoscere più la gente dei monumenti».

Quali sono stati i luoghi e i popoli preferiti nei viaggi di Pif?

«L’Islanda e la Groelandia mi sono piaciuti tanto. E poi c’è l’evergreen: il Giappone. Mi regala sempre soddisfazioni».

Quale è il fattore comune dei suoi viaggi?

«Il mangiare sempre, soprattutto in Italia. Quando vado all’estero, mi piace fare partire ogni puntata di “Il testimone” incontrando un italiano che vive nella nazione che visito. Io ho bisogno inizialmente di una persona che parla la mia lingua e che proviene dalla mia cultura, capace di spiegarmi le dinamiche del posto».

Come cambia l’idea e la dimensione di un viaggio quando si ha, come lei, una figlia piccola?

«Non ho ancora provato bene, perché da quando è nata Emilia, a causa del covid, non ho fatto molti viaggi. Oggi, quando devo prendere un elicottero o mi trovo in situazioni pericolose, faccio meno lo spavaldo. Perché mi sento la responsabilità di essere padre e che devo essere presente per mia figlia».

Che posti consiglia di visitare Pif a chi non conosce la Sicilia o a un siciliano che vuole scoprire meglio l’isola?

“Io sono un appassionato del trapanese. Perché ha elementi africani e dove ti giri trovi meraviglie come Erice, Marsala e le isole. Io consiglio di visitare quell’area nelle settimane in cui c’è la pesca del tonno”.

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