sabato, 23 Novembre 2024

Più o meno voglia di Sicilia turistica

(di Toti Piscopo) La Sicilia sembra essere una zattera alla deriva su cui gli unici a voler salire sono gli emigranti in fuga verso l’Europa. L’indicazione emerge nel Documento di programmazione economico e finanziaria redatto dall’assessore all’Economia Baccei ed è sostanzialmente confermata dai dati che sono stati presentati dagli stessi dirigenti della Regione in occasione del Comitato di sorveglianza sui fondi strutturali. Stando a quei numeri, la Sicilia è ultima e la sua condizione, negli ultimi cinque anni, è progressivamente peggiorata.

Analogo il commento di Bankitalia così come abbiamo scritto su Travelnostop: “la Sicilia è ancora in piena crisi. E si mette alle spalle un 2014 con un’economia in recessione, con i principali indicatori economici in discesa: pil, occupazione, produzione industriale, servizi, prestiti a famiglie e imprese e consumi. Si salva solo il turismo, in ripresa sia in termini di arrivi (+8,8%) che di presenze (+6,1%). E’ il quadro a tinte fosche stilato dalla Banca d’Italia nel suo rapporto sull’Economia in Sicilia”.  

Ma il bicchiere semipieno di Bankitalia è compensato da quello semivuoto del Documento Baccei sopra citato che pone la Sicilia terz’ultima tra le Regioni d’Italia come “tasso di turisticità” (rapporto tra presenze negli esercizi ricettivi e popolazione residente): quindici volte peggio del Trentino Alto-Adige.

Due dati apparentemente contradditori ed estremamente negativi ma che fanno intravedere qualche spiraglio di luce riaffermando un concetto mai sufficientemente compreso dalla nostra classe politica.

Il primo riguarda una enunciazione di principio. Il turismo è l’unico settore economico che, nonostante crisi ed incapacità diffuse, continua ad alimentare, in maniera omogenea, l’economia di questo Paese. Rivela la totale cecità e incapacità di questa classe politica, in cui quella siciliana sembra eccellere, di governare un settore produttivo per renderlo competitivo sui mercati internazionali. Il mercato domestico nazionale, e nell’ambito di questo quello siciliano, è il maggior generatore di flussi turistici verso la Sicilia e ciò sancisce l’inadeguatezza delle azioni effettuate per intercettare flussi da quei Paesi, in cui i potenziali investimenti, negli anni, sono stati trasformati in sprechi.

Il dato di Bankitalia riferito al 2014 è attendibile e positivo oltre che essere l’unico aggiornato e disponibile. Certo non è esaustivo di una realtà più complessa e articolata a cui concorrono abusivismo e abusi diffusi e non tiene conto di redditività, ma inequivocabilmente indica una inversione di tendenza che va incoraggiata e stimolata con azioni mirate che non lascino spazio al pressapochismo e all’occasionalità. Oggi credo che tutti dovremmo dire basta. Basta anche ad una classe politica che da sola si fa le domande e si da le risposte. Chi vuol fare dimostri di saper fare indicando la rotta a questa zattera per la quale in lontananza si intravede l’arcobaleno. 

 

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