La storia del vino a Malta prosegue con il progetto PROMED

E a ottobre si inaugura la stazione di ricerca vitivinicola ed enologica nella vecchia cantina di Bu

La coltivazione delle uve nelle isole maltesi ha una lunga storia, risale ad almeno tremila anni fa e fu portata dai Fenici, che la introdussero nelle isole colonizzate per centinai di anni. Seguirono i Greci e i Romani che bevevano il vino per evitare l'acqua, troppo spesso causa di brutte malattie. Con l'arrivo dei Romani la coltura del vino andò crescendo e il vino divenne bevanda di uso quotidiano quando le isole adottarono la fede cristiana. Una delle uve da vino più antiche è l'autoctona rossa Gellewza. Quando l'Ordine di San Giovanni si stabilì nelle isole maltesi, nel 1530, sei anni dopo commissionò uno studio sullo stato dell'agricoltura, dove è menzionata la coltivazione d'uva per la produzione del vino. Sotto il governo inglese, l'amministrazione si occupò principalmente che il vino e gli alcolici fossero a buon mercato. La qualità non era fondamentale. Con l'indipendenza di Malta era necessario che il settore fosse regolato in modo appropriato e la prima legge arrivò nel 1968.
Ora sono numerose le attività che si stanno portando avanti nell'ambito di PROMED: lo studio del territorio di Malta e Gozo con l'identificazione dei luoghi a rischio erosione e abbandono per mettere a punto una strategia di prevenzione; la coltivazione delle vigne con le pratiche di trattamento e gestione che migliorano l'uso delle risorse idriche disponibili; il miglioramento qualitativo delle varietà maltesi di uva da vino autoctona con uno studio dello stato attuale delle varietà locali di uva da vino in relazione ai dati ambientali; l'identificazione delle varietà internazionali di uva da vino meglio riuscite a Malta e Gozo; lo studio della coltivazione di Zibibbo a Gozo.
Inoltre, sta rinascendo la vecchia cantina di Buskett, di proprietà del ministero e dove ha sede anche Vitimalta, nata alla fine degli anni Sessanta, con il professor Olmo dell'Università di Davis (California), grazie ai fondi della Fao. Quando Olmo lasciò Malta, gli subentrò l'esperto maltese Henry Galea Souchet, che aveva studiato in California. Successivamente, la stazione andò in disuso. Presto tornerà ad essere la stazione di ricerca vitivinicola ed enologica. Sono in corso, infatti, le opere di ristrutturazione che termineranno in ottobre, i maltesi saranno supportati e addestrati dai ricercatori dell'Istituto regionale Viti e Oli di Sicilia. 
Una volta restaurata la stazione di ricerca sarà la casa per la sperimentazione della vite e del vino in modo da identificare le migliori qualità e valorizzare i prodotti maltesi migliorandone la loro qualità. Ci saranno due laboratori, uno di analisi chimica e uno di analisi microbiologica delle uve e sui derivati. La ricerca monitorerà le varietà di viti autoctone con l'identificazione delle migliori pratiche di gestione per aumentare la loro qualità e l'identificazione delle varietà di viti internazionali che sono riuscite grazie alle condizioni climatiche e alla salvaguardia dell'erosione del suolo attraverso la coltivazione delle viti. Sarà dato sostegno ai viticoltori con servizi, analisi delle viti e del suolo con l'aiuto a migliorare e potenziare le pratiche di coltivazione, con corsi di formazione e aggiornamento per vignaioli in modo da ottimizzare le loro capacità di gestione delle vigne e imparare ad essere più competitivi. Si prevede in futuro anche lo studio dell'olio d'oliva e del miele, perché assieme allo studio della vite sono tre settori che possono arricchire ed incrementare i prodotti e dare un carattere forte all'agricoltura maltese. La stazione sarà un centro per i controlli scientifici che preservano l'eredità storica e culturale e assicurano che i prodotti possano arrivare al consumatore finale in conformità alle norme.
Appuntamento a tutti nel 2013, in aprile, quando a Malta si concluderà PROMED. E probabilmente sarà l'inizio di un nuovo viaggio per le isole del Mediterraneo. (Roberto Ginex)

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