Vermiglio nomina cda Parco Valle Templi e monta la polemica

È polemica ad Agrigento dopo il decreto firmato dall’assessore regionale ai Beni culturali, Carlo Vermiglio, sulla nomina dei componenti del cda dell’ente Parco della Valle dei Templi. Vermiglio ha nominato presidente l’ex commissario Bernardo Campo. Con lui faranno parte anche il soprintendente di Agrigento Gabriella Costantino e un consulente nominato dalla Regione, Sergio Alessandro. Inoltre, nel consiglio siederanno anche il sindaco di Agrigento, Calogero “Lillo” Firetto e l’attuale direttore del Parco, Giuseppe Parello: ma questi ultimi due solo con potere consultivo e nessun diritto di voto.

Proprio Firetto è il primo a protestare: “Il Governo regionale dopo aver privato il Comune di Agrigento della sua parte degli introiti del Parco Archeologico della Valle dei Templi, nomina un consiglio di amministrazione distante dal territorio e mal assortito, senza alcuna connotazione scientifica o accademica, togliendo al sindaco di Agrigento il diritto di voto, di cui ha sempre goduto. La nomina del cda del Parco, attesa da 7 anni, si trasforma in un palese attacco alla città”.

Sulla stessa lunghezza d’onda Legambiente: “La costituzione del consiglio del parco, come previsto dalla Legge 20/2000, doveva assicurare governo, competenza e rappresentatività. Queste tre condizioni erano assicurate dalla presenza di esperti nelle diverse discipline (archeologia, paesaggio, geologia, economia, agronomia), dalla presenza dei dirigenti regionali (il presidente e il direttore del parco, nonché il soprintendente), dei rappresentanti degli enti locali (sindaco, presidente Camera di commercio, presidente della Provincia). Con la nuova normativa invece è evidente che tutto questo viene meno: in seno al Consiglio del parco non c’è più rappresentanza interdisciplinare e non c’è sostanzialmente più rappresentanza democratica”.

E protesta anche Assohotel Sicilia Centro Meridionale: “tradita la legge di istituzione del Parco che correttamente prevedeva un consiglio espressione in buona parte di istituzioni locali in rappresentanza della città di Agrigento. Un bene della città e per la città che come ai tempi dei Romani viene assegnato in gestione a propri uomini fidati che nulla hanno a che spartire con il territorio. Non può una città che ospita un così importante bene non partecipare in termini decisionali alla gestione dello stesso anche in rappresentanza degli agrigentini che ne detengono ad ogni effetto la paternità quanto meno affettiva. Avremmo potuto accettare una gestione di natura manageriale magari con un concorso internazionale, così come fatto dal Ministro Franceschini per alcuni beni e musei nazionali, perché ciò avrebbe dato garanzia di maggiore e migliore produttività a beneficio del territorio”.

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