”Nonostante le rassicurazioni del ministro dei trasporti Altero Matteoli la terza nave di Rfi che avrebbe dovuto essere utilizzata per la navigazione nello Stretto è rimasta armata ma ferma in porto e messa da parte come nave di riserva”. A comunicarlo sono i sindacati che ieri si sono riuniti in assemblea e hanno raccolto migliaia di firme dei cittadini per evitare la dismissione di Rfi dallo Stretto. “Matteoli – dicono Lillo Oceano, segretario generale della Cgil e Pino Foti segretario di Fit Cgil di Messina – ci aveva promesso di salvare una nave e forse qualche treno, ma tutto lascia temere che si ripeta il cliché Siremar, approdi e Metroferrovia, tutti casi nei quali Matteoli ha promesso al nostro sindaco risorse che non sono mai arrivate. Dopo le nostre proteste, – proseguono Oceano e Foti – le manifestazioni, le richieste e anche il clamore mediatico sollevato, il governo si appresta a concederci qualche briciola che serva a tranquillizzarci mentre i nostri fondi vengono impiegati per finanziare l’alta velocità al nord. Chiediamo – proseguono i rappresentati della Cgil – alla nostra deputazione, al sindaco, al presidente della provincia, al governo regionale di riportare nel Mezzogiorno i soldi indispensabili a garantire lo sviluppo delle nostre infrastrutture, del sistema trasportistico, della nostra economia. Per farlo occorre un tavolo politico che affronti il nodo Sicilia e Mezzogiorno”. Alle critiche dei sindacati risponde una nota delle ferrovie “la terza nave traghetto di Bluvia (il ramo d’azienda di Rfi per i collegamenti sullo Stretto di Messina) è operativa. Questa è, infatti, regolarmente armata – continua la nota – e pronta a navigare per soddisfare la domanda di traffico di carrozze e carri merci, così come stabilito dall’Atto di Concessione per il servizio ferroviario universale. L’attuale domanda è già soddisfatta dalle due navi traghetto – concludono – che fanno spola fra Messina e Villa San Giovanni, mentre la terza nave traghetto è sempre disponibile nel porto di Messina”.