“Le DMO servono per accrescere competitività territorio, generando valore per visitatori e residenti. Tramite le DMO il turismo può essere governato, il che serve per evitare esternalità come l’overtourism. L’overtourism rischia di far venire meno l’idea di comunità e genera l’antipatia dei residenti nei confronti del turista, con la nascita di idee come il numero chiuso. La DMO deve rafforzare identità dei territori, esprimerlo in un brand, potenziare la visibiltà in rete, utilizzando gli strumeti tecnici per essere performanti in rete, misurare il turismo aldilà delle statistiche su arrivi e presenze, fare rete con i Comuni per attuare strategie di mervato come turismo delle radici, dei cammini, naturalistico”. Lo ha detto Marco Platania, docente di economia del turismo all’Università di Catania, nel corso della speciale Masterclass dal titolo “Turismo in Comune”, che si è svolta nei giorni scorsi nell’ambito della XXV edizione di Travelexpo “Speciale Festa di Primavera”.
Platania ha esordito facendo la distinzione tra “Luogo” e “Destinazione”, che spesso sono usati come sinonimi ma che invece differiscono sostanzialmente (mancanza di un’offerta turistica sistematicamente organizzata nel primo caso, che è invece presente nel concetto di destinazione). “La Destinazione può essere definita, in termini di prodotto, come l’insieme delle risorse turistiche e dei servizi offerti in una determinata area, per soddisfare le esigenze del turista/consumatore”, ha spiegato prima di analizzare 4 esempi: Terre di Pisa, Visit Alassio, Discover Arezzo, Enjoy Barocco.