L’indice di doppia occupazione degli alberghi aretini è 1,48. Si tratta di un dato tecnico che serve agli addetti del settore per capire se, e in che misura, una città è meta di turismo leisure o business.
“Arezzo è ancora legata in massima parte al turismo d’affari – chiarisce Laura Lodone, responsabile area turismo Confcommercio aretina – tanto è vero che gli alberghi vendono le loro camere soprattutto a persone sole, quindi presumibilmente in viaggio di lavoro e non di piacere. Arezzo ha fatto passi in avanti rispetto a qualche anno fa, ma una destinazione può definirsi meta di turismo di svago soltanto se supera la soglia dell’1,5 – continua – per intenderci, Firenze è all’1,8, Venezia vola sull’1,9. L’1,5 segnerebbe per la nostra città almeno un punto di equilibrio tra i due tipi di turismo. Non è che uno sia preferibile all’altro. Entrambi possono avere ricadute sociali ed economiche importanti sul territorio. Il problema è che, finché la crisi economica è in atto, il turismo business è poco governabile perché dipende da troppe variabili. Puntare su fiere, convegni e congressi potrebbe servire però ad accelerare un po’ i tempi. Soprattutto – conclude – i convegni settoriali possono aiutarci a riempire le camere degli alberghi, portando ossigeno anche a ristoranti e negozi soprattutto nei mesi in cui il turismo leisure sarebbe comunque fermo, come l’inverno”.