La Valle d’Aosta, piccola regione che racchiude oltre 6 millenni di storia

Mentre tutto intorno la natura si risveglia, c’è qualcosa in Valle d’Aosta che ci racconta da secoli innumerevoli una terra dalla straordinaria stratificazione culturale: testimonianze incastonate nelle pietre e nelle architetture che sorvegliano la Valle da seimila anni.

All’ombra delle Alpi che qui, in Valle d’Aosta, si spingono in alto come in nessun’altra regione d’Italia e d’Europa, ogni città, borgo, o villaggio parla di sé e della sua storia. Una storia che si legge nella cucina, nelle tradizioni, nel sapiente artigianato che riempie le vetrine di negozi e botteghe, negli occhi e nelle parole di chi da queste parti è di casa.

Ed è proprio questa la stagione ideale per scoprire una volta di più le meraviglie dell’arte, dell’archeologia e dell’architettura che questa terra ha da offrire. Dai siti preistorici di Aosta e del Piccolo San Bernardo alla romanità che trasuda da ogni parte nel capoluogo, fino ai castelli di medioevo e rinascimento, affreschi di civiltà che tornano in vita e si raccontano ogni volta che si attraversano gli ambienti che ci hanno lasciato. Andiamo a scoprire più da vicino questo universo fatto di pietra e mattoni, di arte e potere, di visioni del mondo espresse e raccontate attraverso l’architettura.

Il sito del Cromlech (dal gallese “cerchio di pietra”) al passo del Piccolo San Bernardo rappresenta una testimonianza preziosa della presenza dell’uomo in queste hautes terres fin dalla preistoria. Difficile datare questa Stonehenge ai piedi del Monte Bianco, così come è difficile interpretarne il significato.

Il sito preistorico valdostano più importante è però l’Area megalitica di Aosta. Venuta alla luce nel 1969, l’Area può essere vista come un percorso a ritroso prima nei secoli, poi nei millenni, che attraversa epoche e significati di un luogo che, già 6000 anni fa, era sacro alle popolazioni preceltiche della Valle.

È proprio vero che ad Aosta tutto parla di Roma, a cominciare dal nome stesso della città, quella Augusta Prætoria fondata da Ottaviano Augusto nel 25 a.C. lungo la via delle Gallie. In cinque secoli di romanità, proprio in virtù della sua posizione di crocevia delle Alpi, Aosta fu tra i centri più vivaci e ricchi dell’Impero in Occidente: escludendo la Capitale, non esiste città nello Stivale che, in uno spazio così ristretto, possa vantare altrettanti resti di epoca romana.

Arrivando da est, ad esempio, ci danno il benvenuto prima l’antico Ponte di Pietra sul torrente Buthier e poi l’Arco di Augusto, eretto per celebrare la vittoria dell’Imperatore sulla popolazione locale dei Salassi. Decisamente imponente la cinta muraria che culmina nella Porta Prætoria, principale accesso alla città situata poco lontano dal Teatro romano, che poteva contenere fino a 4000 spettatori (nb: il teatro non sarà visitabile fino a maggio 2025, ma la sua imponente struttura è apprezzabile anche dall’esterno). Il cuore di Aosta romana è, senz’altro, il foro, situato proprio accanto all’attuale Cattedrale e contraddistinto da un affascinante criptoportico, articolato in tre bracci disposti a ferro di cavallo e internamente diviso in due navate voltate a botte con una sequenza centrale di archi ribassati.

Dire Valle d’Aosta, associandola ai secoli del basso Medioevo e del Rinascimento, vuol dire parlare, per forza di cose, della famiglia più potente di tutto il territorio: gli Challant. Gli Challant furono i committenti di alcune delle più ambiziose imprese artistiche e architettoniche che impreziosiscono il fondovalle valdostano. Tra queste, non si può che partire da Fénis: il castello più famoso della Valle d’Aosta, un vero e proprio gioiello che combina la tradizionale funzione difensiva della fortificazione medievale alle connotazioni di una dimora signorile.

Anche ad Aosta stessa, nei pressi della chiesa dei Santi Pietro e Orso, proprio accanto al notevole chiostro del XII secolo di cui vi invitiamo a notare le decorazioni scolpite dei capitelli, a fine Quattrocento un importante esponente di casa Challant, il priore Giorgio, fece erigere una elegante residenza che rappresentasse il potere della famiglia anche in città. In una intrigante commistione di tardo-gotico e rinascimento. A Giorgio di Challant è anche dovuta la costruzione del castello d’Issogne, dimora rinascimentale della famiglia contraddistinta da una forma a ferro di cavallo, con al centro del cortile la suggestiva fontana del Melograno. Tra le arcate del loggiato, non smettono di meravigliare le scene di genere, fotografie preziose della vita quotidiana delle persone comuni in Valle d’Aosta tra XV e XVI secolo.

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