Sono state fissate al 3 e al 15 maggio, presso i tribunali di Vicenza e Verona, le prime udienze della causa intentata contro Costa Crociere da due famiglie di turisti veneti, residenti a Sovizzo e Castel d’Azzano, scampate alla strage di Tunisi, che il 18 marzo 2015 stavano effettuando una visita guidata alla città e al Museo del Bardo.
Le famiglie, assistite dall’avv. Giulio Vinciguerra del Foro di Torino, chiedono alla compagnia un risarcimento “dei gravi danni morali subiti”.
Secondo lo studio legale “anche se fisicamente i turisti veneti sono rimasti incolumi, la terribile esperienza ha lasciato dentro di loro cicatrici incancellabili e pesanti ripercussioni psichiche: hanno maturato un disturbo post traumatico da stress, con stati di ansia accompagnati da manifestazioni psicosomatiche, insonnia, incubi, ricordi ricorrenti della scena terroristica”.
Nella citazione si sottolinea che la decisione di prendere parte alla escursione venne presa “sulla scorta della rassicurante comunicazione a firma del capitano della Costa Fascinosa Ignazio Giardina, diffusa a tutti i crocieristi all’arrivo della nave a Tunisi”. Viene ricordato, peraltro che 5 delle 24 vittime dell’attentato e 8 dei 45 feriti si erano imbarcati proprio sulla nave di Costa Crociere.
“Alla compagnia, ovviamente, non si imputa l’attentato – sottolinea Ermes Trovò, presidente di Studio 3A – ma anzitutto il fatto di aver organizzato, nella sua qualità di TO, una crociera e, soprattutto, un’escursione a terra in un luogo la cui pericolosità era e doveva essere nota”.