Venezia, caccia al tesoro per scoprire città nascosta

Attraverso gli sms si ricevono gli indizi e si forniscono le risposte

È stato presentato “Ruyi”, come il leggendario scettro dell’imperatore cinese Quibilay Khan portato da Marco Polo sul finire del Duecento, il gioco ideato dallo scrittore veneziano Alberto Toso Fei in collaborazione con la società H-Play. Si tratta di una caccia al tesoro che fa di Venezia un misterioso campo di gioco. Un itinerario che consente al turista di scoprire i luoghi più sconosciuti della città lagunare, con il semplice ausilio del telefonino e di un taccuino di gioco. La caccia al tesoro, che prevede un kit di gioco con tanto di torcia elettrica e con la mappa della città, consegna ai turisti-giocatori una città inconsueta: fuori dai circuiti tradizionali, si possono conoscere le leggende e i misteri che da tempi antichissimi impregnano la storia della città lagunare. I testi contenuti nel quaderno di gioco sono inaccessibili senza dei codici di lettura, che vanno conquistati sciogliendo un enigma per volta, spostandosi da un luogo all’altro della città. Attraverso gli sms si dialoga poi con un sofisticato software che spinge alla visita di decine e decine di luoghi, si ricevono gli indizi e si forniscono le risposte per conquistare la tappa successiva.

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