“È un primo modello di prenotabilità della città. Ci saranno sicuramente dei problemi, nessuno lo ha mai fatto nel mondo, e abbiamo l’umiltà di pensare che possiamo provarci e eventualmente correggerci”. Ad affermarlo il sindaco di Venezia, Luigi Brugnaro, ha annunciato
stamani l’avvio della sperimentazione del contributo d’accesso per visitare la città storica, che sarà testato a partire dalla prossima primavera.
Il calendario è già stato stilato con una delibera di giunta: i turisti giornalieri residenti fuori dal Veneto che non pernottano dovranno pagare un ‘ticket’ di 5 euro se entreranno in città in 29 giornate ‘particolari’, a partire dalla primavera. Sono stati selezionati i giorni che storicamente
vedono un maggior afflusso di avventori ‘mordi e fuggi’: dal 25 aprile al 5 maggio e in tutti i weekend successivi fino al 13-14 luglio, con esclusione del fine settimana della Festa della Repubblica (1-2 giugno). Il contributo dovrà essere pagato dai turisti che accederanno alla città tra le 8 e le 16.30.
Saranno escluse quattro categorie: cittadini residenti e nati nel Comune di Venezia, proprietari di immobili non residenti, studenti e lavoratori. I bambini sotto 14 anni, i residenti in Veneto e persone con disabilità e accompagnatori non saranno tenuti al pagamento, ma dovranno comunque prenotare gratuitamente la visita. Il ‘ticket’ non sarà applicato a chi transiterà in Piazzale Roma, al Tronchetto e alla Stazione Marittima, né per accedere alle isole minori.
I visitatori, una volta pagato il contributo anche tramite app e piattaforma web dedicata, otterranno un qr code “che sarà controllato a campione in varchi che saranno disposti in alcuni accessi al centro storico”, ha spiegato il primo cittadino. Saranno otto in tutto, e potranno avere doppio accesso, per distinguere tra residenti e non residenti. I controlli saranno effettuati dagli operatori di una ditta specializzata,
eventualmente supportati, in caso di necessità, dagli agenti della Polizia locale. “Non potremo verificare i codici di tutti i visitatori, ci sarà di sicuro chi riuscirà a fare il furbo – ha aggiunto Brugnaro – ma cercheremo di essere il più rigorosi possibile”.
La sperimentazione costerà circa 3 milioni di euro, e sono previsti incassi non superiori ai 700mila. “Questo test – ha concluso il primo cittadino – non è pensato per fare cassa, perché ci costerà più di quanto ci farà incassare. L’obiettivo è misurare l’effetto e l’eventuale efficacia della prenotabilità”.