giovedì, 19 Dicembre 2024

Federturismo, in Calabria turismo in calo del 30%

A risentire maggiormente è la costa jonica e le piccole strutture

Nella prima parte della stagione balneare le aziende del settore turistico in Calabria hanno registrato un calo del 30%. A fornire i dati Giuseppe Nucera, responsabile di Federturismo della Confindustria calabrese. "La stagione, in Calabria – spiega – risente della crisi generale del settore. Il calo dei consumi ha colpito pesantemente l'industria delle vacanze, già in crisi da almeno 2 anni. La situazione da noi – aggiunge – è drammatica. Molte strutture non hanno nemmeno aperto. A luglio si è lavorato poco.  Nei primi giorni di agosto le prenotazioni fanno registrare un miglioramento ma non basterà a pareggiare i conti”. 
Sul territorio calabrese la situazione non è uniforme: la crisi si fa sentire maggiormente sulla fascia ionica, mentre è più contenuta su quella tirrenica. "Nel primo caso il calo è del 40%, del 20% sull'altro versante. Questo – spiega Nucera – deriva dal fatto che i TO stranieri puntano molto sul Tirreno, dove si trovano mete come Tropea e la Costa degli Dei. La Regione – aggiunge – dovrebbe sforzarsi di più a vantaggio delle aree turistiche più deboli, perché se l'Ue interviene a sostegno delle aree più svantaggiate come il Sud d'Italia, le singole Regioni devono fare altrettanto nei comprensori più marginali". 
A risentire maggiormente della crisi sono le piccole strutture, che hanno una clientela più tradizionale, mentre i grandi complessi, grazie al collegamento con i TO, reggono meglio. 
"Ma anche laddove le presenze sono maggiori – aggiunge Nucera – è soltanto grazie a promozioni e sconti, per cui ad un numero maggiore di presenze non corrisponde necessariamente un incremento degli incassi". 
Sulla costa ionica calabrese l’unica eccezione è rappresentata dalla zona di Simeri, dove la presenza di un'importante società spagnola, che ha rilevato il vecchio villaggio Valtur, riequilibra un po' i conti. Capitolo a sé per il turismo montano. "La Calabria – conclude Nucera – è considerata soprattutto una meta balneare. Alla montagna calabrese si rivolge una clientela di nicchia proveniente dalla Puglia e dalla Sicilia. Non si tratta quindi di un turismo di massa".

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