domenica, 24 Novembre 2024

Tassa soggiorno, per Perugia è stato un danno

In calo le prenotazioni i città a favore di altri comuni

I turisti fuggono da Perugia e per Federalberghi e Assoindustria la colpa è da imputersi alla tassa di soggiorno. Questi 3 euro in più per una camera in città sono diventati un buono motivo per prenotare direttamente ad Assisi o negli altri comuni della provincia di Perugia dove non è attiva la tassa di soggiorno.
Gli effetti provocati dall’introduzione della tassa di soggiorno nei primi 6 mesi del 2013° Perugia parlano di una riduzione del 5,4% degli arrivi e una riduzione delle presenze del 4,83% (rispettivamente 1,71% e 3,03% nel resto dell’Umbria).
"L’introduzione della tassa di soggiorno è stata decisa solo dal Comune di Perugia: unico comune dell’Umbria ad aver assunto tale decisione, creando una sorta di sperequazione tra il capoluogo ed i comuni vicini. Questo è un elemento destabilizzante ed ha colpito soprattutto il settore dei gruppi organizzati, che in Umbria sono molto influenti in termini di presenze (circa il 30-40%)”, sostiene Andrea Barberi, vicepresidente Federalberghi Provincia Perugia. Secondo Barbieri molti gruppi hanno disdetto le prenotazioni a Perugia dirigendosi in comuni vicini o addirittura fuori dell’Umbria.
Dai dati è emerso, infatti, che il livello di occupazione delle camere in città si attesta intorno al 33-34% per gli alberghi ed intorno al 18% per le strutture extralberghiere. Gli effetti di questa crisi sono evidenti anche in termini di occupazione del personale, dal momento che si sono moltiplicati i licenziamenti, i mancati rinnovi di contratti e l’utilizzo della cassa integrazione.
“La tassa in discussione – ha esordito Dante Palazzetti di Assoindustriali – è una sorta di tassa sulle esportazioni che va a penalizzare i turisti che vogliono venire a Perugia. C'è da tenere conto del fatto che a Perugia sono in vigore le aliquote più alte in Italia connesse a molteplici imposte. Dunque il dato di fatto attuale è che le strutture perugine sono alle prese con una serie di spese di gestione altissime, se confrontate con quelle in vigore nelle altre città italiane”. 

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