giovedì, 18 Luglio 2024

Iraq, Congresso Usa verso aiuti alle compagnie aeree

Ancora da valutare l’entità dell’intervento

Il colore rosso sui bilanci delle compagnie aeree del Paese comincia a fare effetto sulle istituzioni statunitensi. Nonostante le perplessità manifestate
nei giorni scorsi dai parlamentari sull’opportunità di destinare aiuti alle società dell’aria, il capogruppo della maggioranza repubblicana al Senato ha reso noto come il Congresso sia orientato a muoversi in questa direzione. In qualche modo – ha spiegato senza fornire cifre il senatore Bill Frist – ”verrà dato sostegno all’industria aeronautica”, benché all’interno del Congresso si prevedano aspre divisioni sul modo di stanziare i fondi ai vettori in difficoltà Nonostante i tagli ai voli e agli organici, acuitisi con l’avvio dell’intervento militare in Iraq e la stima della International Air Transport Association (Iata), secondo la quale la guerra in Medioriente peserà per 10 miliardi di dollari, il Congresso degli Stati Uniti, infatti, valuterà con passi lenti
e ben ponderati forme particolari di aiuto. Secondo quanto osservato dal senatore Ted Stevens, presidente della Commissione del Senato per la ripartizione di fondi, i parlamentari non dovrebbero inserire forme di aiuto all’interno delle norme previste per il danaro da stanziare – su richiesta
dell’Amministrazione Bush – a favore della difesa e della sicurezza interna. L’eventuale aiuto alle compagnie aeree – che, da tempo, ne hanno fatto esplicita richiesta – dovrebbe arrivare, secondo Stevens, in via separata e meno spedita oltre che meno generosa rispetto a quanto auspicato dalle società dell’aria.
La stessa Casa Bianca, d’altronde, ha considerato – nelle scorse settimane – un pacchetto da un miliardo di dollari pensato per alleviare l’impennata dei costi per la sicurezza a carico delle compagnie: una cifra considerata quasi ininfluente dai vettori, rispetto alle loro continue perdite. Intanto, Delta Airlines ha annunciato una riduzione dei voli pari al 12% a causa del crollo delle prenotazioni dopo l’avvio della guerra irachena. Una mossa che segue quelle già annunciate – nei giorni scorsi – dalle concorrenti: anche Northwest ha tagliato le rotte del 12% mentre United ha deciso di eliminare il 6% dei
voli così come America Airlines. Sulle società pesa, in maniera particolare, la rinuncia di molti uomini d’affari e di tante aziende ai viaggi di lavoro: secondo un sondaggio pubblicato da Usa Today, il 17% dei viaggiatori per affari americani (abituati a volare frequentemente) si è dichiarato molto preoccupato per l’eventualità di recrudescenze terroristiche dopo l’avvio della guerra in Iraq e il 45% preoccupato dagli avvenimenti. Solo il 12% non si ritiene assolutamente preoccupato e il 26% non così preoccupato. A sorpresa, nonostante il calo delle prenotazioni, il 78% degli americani – come riportato da Usa Today – si è definito molto più sicuro all’interno degli aeroporti statunitensi, dopo
l’aumento delle misure di sicurezza deciso dall’Amministrazione Bush negli ultimi mesi.

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