sabato, 20 Luglio 2024

Alitalia, il 13 maggio il primo Cda con Cimoli

Ricapitalizzazione e Holding sembrano le uniche soluzioni

Un weekend di full immersion per Giancarlo Cimoli, chiuso nella sua stanza alle Fs tra carte e numeri di Alitalia. Il nuovo ‘comandante’ della compagnia di bandiera – secondo quanto riferiscono fonti del suo entourage – ha trascorso il fine-settimana a studiare. In vista di una settimana densa di appuntamenti che lo vedrà sin da oggi ‘divedersi’ tra la Magliana, sede della compagnia di bandiera, e le Fs dalle quali potrebbe dare le dimissioni, dopo 8 anni trascorsi alle prese con treni e binari, nell’assemblea convocata per le 18.30. E, ancora, che potrebbe vederlo anche definire il passaggio di consegne formale con la squadra uscente Bonomi-Zanichelli. Il primo appuntamento ufficiale per Cimoli è invece per giovedì 13 maggio quando sarà chiamato a presiedere il suo primo cda: un incontro sul quale c’è molta attesa. In quell’occasione il supermanager dei trasporti potrebbe infatti iniziare a svelare qualche indizio sulla sua strategia. ”Aspettiamo il piano di Cimoli”, ha ricordato così oggi il il ministro del Welfare Roberto Maroni limitandosi a commentare qualsiasi ipotesi di piano con un rinvio ”al documento firmato con il sindacato”. I paletti della strada che Cimoli dovrà seguire per il suo piano salva-Alitalia partono sicuramente dall’accordo sottoscritto tra governo e parti sociali che ha portato allo sblocco della vicenda giovedì scorso. Ma i mezzi e gli strumenti per raggiungere gli obiettivi prefissati sono ancora tutti da mettere a punto. Di certo, per ora, ci sono i 5 punti dell’accordo Governo-sindacati che prevede, testualmente, la definizione di ”un nuovo progetto industriale finalizzato alla crescita del gruppo Alitalia secondo il modello analogo a quello proprio delle compagnie europee di riferimento, ivi compreso un coerente riassetto organizzativo e societario, con focalizzazione sul ‘core business”. E che dovrebbe passare anche per una ricapitalizzazione. Ma di mercato, legata cioè al possibile ingresso di privati. Il rinvio sembra essere comunque quello ad un modello di ‘full carrier’: Alitalia, insomma, non verrà ridotta a una compagnia regionale, ne’ inseguirà le low cost. Ma dovrà giocare la sfida di rapportarsi e competere con le grandi, come Air France o, meglio ancora, Lufthansa. Alcune attività potranno, e forse dovranno, essere societarizzate, ma dovrebbe essere preservata l’unitarietà di Gruppo. Il nuovo modello per far ridecollare la compagnia potrebbe così passare per quello di una holding che controlla due
distinte società di terra e di volo, come era la proposta del sindacato, oppure potrebbe prevedere uno sdoppiamento, con la costituzione diretta di due distinte società o con la società volo che controlla la società terra in cui confluiscono tutte le nuove societarizzazioni. O, ancora, una società-madre cui fanno capo una serie di società corrispondenti alle varie attività,dall’handling alla manutenzione,dall’informatizzazione all’amministrazione. In tutti questi casi, è tuttavia stato rilevato nel corso delle trattative tra governo e sindacati, il vero problema sarà quello di trovare il modo per rendere appetibile l’apporto di
capitali privati nel Gruppo. E un gruppo-colosso, così come è ora la compagnia, ovviamente non si presta a questa funzione. Addirittura, è stato ipotizzato nel corso delle trattative, una soluzione per raggiungere questo scopo potrebbe essere quella di far scendere il Tesoro al 30% di Alitalia Volo, proteggendo la
partecipazione pubblica dalle regole della legge Draghi, e lasciando lo Stato azionista maggioritario di Alitalia Terra, quella che forse avrebbe più problemi a spendersi sul mercato. Una soluzione, questa, che sarebbe molto difficile da far comprendere ai lavoratori, considerato anche che alcuni pretendenti per qualche attività di terra sembrano essersi già presentati. Per i sindacati, tuttavia, ci sarebbe la disponibilità a discutere nel merito ognuno di questi progetti: non ci sarebbe infatti alcuna preferenza per le ipotesi di
holding, a patto, dice un sindacalista, ”che ci sia un qualche contenitore che preservi in qualche modo l’unicità dell’azienda”.

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