lunedì, 19 Agosto 2024

Iata, nel 2005 perdite per 5,5 Mld di dollari a causa del carburante

Bisignani accusa i governi: in tra il 2001 e il 2005 persi 40 Mld

I rialzi del prezzo del petrolio preoccupano sempre piu’ le compagnie aeree e il rischio e’ che nel 2005 ”la perdita industriale possa raggiungere i 5,5 miliardi di dollari” e raggiungere ”oltre 40 miliardi per il periodo 2001-2005”. L’allarme e’ stato lanciato a New York dal direttore generale e Ceo della Iata (l’associazione che raggruppa 270 aviolinee), Giovanni Bisignani: ”Se il petrolio costa in media 43 dollari al barile per il 2005, il costo sara’
di 76 miliardi di dollari”. Parlando all’apertura della conferenza della Finanza Aerea a New York, Bisignani ha affermato che ”l’alto prezzo del carburante ci sta togliendo i profitti. Il costo del petrolio e’ salito dai 44 miliardi di dollari del 2003 ai 63 miliardi di dollari dell’anno scorso. Abbiamo perso il nostro equilibrio. Un cambiamento e’ necessario”. Bisignani ha aggiunto che ”i governi hanno intensificato la competizione tra le compagnie
aeree senza regolamentare efficacemente i fornitori di monopolio che incidono sul 10% dei costi operativi. Il costo del lavoro come una percentuale dei costi operativi varia dal 18% in Asia al 38% negli Stati Uniti. Cosi’ solo dopo un duro lavoro di ristrutturazione le compagnie aeree sono riuscite a ridurre i
costi che non riguardano il carburante del 2-3% annualmente”. Il direttore generale e Ceo della Iata ha quindi delineato una visione per il cambiamento, che coinvolge le compagnie aeree, i governi e i fornitori di monopolio dell’industria (aeroporti e fornitori di navigazione aerea). ”Ognuno deve
svolgere un ruolo. Le compagnie aeree devono semplificare il business eliminando processi complessi che sono costosi ma non aggiungono valore al nostro cliente. L’e-ticketing da solo fara’ risparmiare 3 miliardi di dollari di costi ogni anno. I nostri partner monopolistici, aeroporti e fornitori di navigazione aerea, ci costano 40 miliardi di dollari all’anno”. Bisignani cosi’ ha accusato i governi di aggiungere costi all’industria. ”La deregulation era intesa per incoraggiare la competizione e abbassare il costo del viaggio aereo – ha
spiegato – Ma i governi continuano a sfruttare l’industria con tasse e spese che sono a livello di quelle per alcool e tabacco. Negli Stati Uniti, la tassa media che grava su un biglietto da 200 dollari e’ cresciuta dal 7% nel 1972 al 26% nel 2004, a 15,8 miliardi di dollari. Inoltre, non possiamo accettare il costo globale di 5,6 miliardi per la sicurezza che i governi impongono annualmente all’industria. I governi – ha ammonito Bisignani – devono prendersi la propria responsabilita’ e pagare per la sicurezza nazionale”. ”Abbiamo regole nazionalistiche per business globali – ha proseguito – e al posto di una leadership forte per il futuro della nostra industria, i governi gestiscono in piccolo e regolano male. Nella sola Europa, cio’ costa all’industria 5,9 miliardi di euro all’anno. Abbiamo bisogno di regole moderne che ci permettano di avere le stesse liberta’ che altri settori prendono per garantite. Il possesso e le regole di controllo che limitano l’accesso al capitale globale sono di un’epoca diversa. I mercati e la competizione devono dare forma al futuro della nostra industria e non il sistema bilaterale vecchio di 60 anni” ha detto Bisignani. Il trasporto aereo, ha rilevato il numero uno della Iata, ”e’ frammentato, vincolato e, di conseguenza, un disastro finanziario in molti casi. I governi sono accordati su una progressiva liberalizzazione attraverso l’Icao, l’Organizzazione dell’Aviazione Civile Internazionale, ha incalzato Bisignani secondo il quale ”occorre un’azione urgente. Sono in gioco il sostentamento di 28 milioni di persone nell’aviazione e nelle attivita’ collegate e 1,8 trilioni di dollari di attivita’ economica. I governi devono agire velocemente nelle aeree che sono di loro responsabilita’ e poi farsi da parte” ha concluso.

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