domenica, 7 Luglio 2024

A rischio le aree marine protette

Secondo indagine, 52% offre attività di pescaturismo e appena il 14% l’ittiturismo

Il 55% delle aree marine a protezione integrale è a rischio, percentuale che sale al 62% tenendo
conto anche delle zone protette nelle quali è ammessa la presenza dell’ uomo: è l’ allarme lanciato dal rapporto realizzato dalla società Retecologica. Da un primo questionario inviato agli enti gestori delle aree marine protette, infatti, risulta che, su un totale di 21 aree marine protette, solo due, quella di Miramare a Trieste e quella di Tavolara in Sardegna, hanno ottenuto la certificazione Emas, e solo altre 4 ne hanno fatto richiesta. Nelle aree aperte al pubblico, gran parte dei centri visita e dei punti informativi risultano carenti e sono poche le strutture e le attività realmente accessibili. Solo il 28,6% effettua una valutazione dei flussi turistici mentre il 33% ha previsto interventi di quantificazione e valutazione dell’ impatto dei flussi di visitatori. Per quanto riguarda la fruibilità, l’ 85% delle aree marine protette è dotata di centri immersione, il 76% di percorsi terrestri, il 67% di percorsi sommersi, il 48% di porti turistici. Il 52% offre al pubblico attività di pescaturismo, e appena il 14% attività di ittiturismo. Il centro visite è presente nel 67% delle strutture, il 43% è dotato di un laboratorio didattico, mentre solo il 38% ha un museo e appena il 19% ha un acquario. Scarso, infine, anche lo sviluppo e la valorizzazione delle produzioni locali; nelle zone a ridosso delle riserve marine, infatti, risultano quasi assenti i marchi di qualità.

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