Il piano terroristico sventato a Londra conferma l’enorme progresso fatto sul campo della sicurezza ma se entro il 30 settembre non si troverà un accordo sui requisiti comuni per l’identificazione dei passeggeri questi potrebbero ridursi fino a 105.000 a settimana. A lanciare l’allarme Giovanni Bisignani, direttore generale e amministratore delegato Iata. Il fallito attentato a Londra, se da un lato conferma che il trasporto aereo è il mezzo più sicuro per viaggiare, dall’altro segnala che è necessario lavorare ancora. “La pianificazione degli eventi deve essere migliorata, i governi devono assumere piena responsabilità dei costi della sicurezza mentre le misure di sicurezza devono essere armonizzate da un lato all’altro delle frontiere. Purtroppo troppi governi scelgono di far pagare al trasporto aereo i costi della propria sicurezza che attualmente si aggira sui 5,6 miliardi di dollari in più rispetto a prima del 2001 a carico delle compagnie aeree”. Per Bisignani comunque sono stati fatti dei progressi: “Il governo degli Stati Uniti ha parzialmente rimborsato i costi sostenuti per rendere più sicure le porte delle cabine di pilotaggio mentre la Commissione Europea, in un recente rapporto, ha riconosciuto che la responsabilità dei costi per la sicurezza è a carico dei governi”. Infine il problema sul coordinamento dei governi. “Il trasporto aereo è sicuro perché i governi e l’intero settore mettono in comune le informazioni necessarie. Come conseguenza dell’11 settembre, i governi hanno rinforzato la sicurezza, ma hanno perso il treno dell’armonizzazione. Sono passati cinque anni dall’11 settembre e ancora non abbiamo alcun accordo sui requisiti comuni per l’identificazione dei passeggeri. Non dovrebbero essere le compagnie aeree a dover decidere di infrangere le leggi di qualche paese. La mancanza di un accordo entro il 30 settembre potrebbe ridurre il numero dei passeggeri fino a 105.000 a settimana”.