venerdì, 22 Novembre 2024

Tassa soggiorno fino 10 euro: è polemica sulla proposta del dl fisco

I Comuni ‘campioni’ di turismo, che ogni anno registrano presenze oltre 20 volte il numero dei residenti, potranno aumentare la tassa di soggiorno fino a 10 euro. Lo stabilisce una modifica al decreto fiscale approvato dalla commissione Finanze della Camera. L’emendamento, a prima ferma della Dem Martina Nardi, è stato riformulato e aumenta appunto il tetto massimo della tassa pagata dai turisti, fissato al momento a massimo 5 euro. I Comuni interessati saranno individuati da un decreto ministeriale. Anche se il ministero precisa che la possibilità di aumentare la tassa di soggiorno fino a 10 euro, prevista dal dl fisco, “riguarda pochissimi casi, come Firenze e Rimini”.

“I sindaci delle due città – spiega il Mibact – se lo riterranno, potranno usufruire di questa norma”, mentre per Roma e Venezia già era possibile. L’aumento della tassa di soggiorno, nel caso in cui venga deciso, servirà a “compensare i numerosi servizi offerti ai milioni di turisti” e “per finanziare interventi in materia di turismo, manutenzione, fruizione e recupero dei beni culturali e ambientali locali e dei relativi servizi pubblici locali”.

Ma la precisazione non basta a placare gli operatori turistici: Bernabò Bocca, presidente di Federalberghi, non usa mezzi termini: “la manovra che avrebbe dovuto ridurre la pressione fiscale sembra contenere un unico intervento in materia di turismo: il raddoppio dell’imposta di soggiorno, da 5 a 10 euro per notte e per persona”.

“Rimane in capo agli albergatori l’onere di riscuotere l’imposta – aggiunge Bocca – e di sostenere in toto le relative spese (ad esempio le commissioni delle carte di credito), per di più con l’aggravante di un sistema sanzionatorio lunare, che punisce con sanzioni penali anche piccoli ritardi ed errori formali di minima entità. Sembrano spariti dai radar gli emendamenti dei relatori che erano trapelati venerdì scorso, in materia di riqualificazione delle strutture e di contrasto all’abusivismo. Nessuna notizia neanche in relazione alle misure di tutela per le imprese colpite dal fallimento di Thomas Cook, per le quali il mese scorso erano stati assunti in Parlamento impegni solenni”.

Anche per Confindustria Alberghi si tratta di un aumento “inaccettabile”: “un aumento dell’imposta di soggiorno fino a 10 euro a persona è insostenibile per il sistema alberghiero italiano che si misura con una concorrenza internazionale sempre più serrata. Quello che è appena accaduto con Thomas Cook ci ha raccontato di quanto il settore stia affrontando trasformazioni epocali in un mercato sempre più globale e complesso. Un cambiamento che richiede investimenti e impegno da parte delle imprese che si trovano invece già oggi ad essere di gran lunga il primo contributore dei comuni italiani tra IMU, Tasi e Tari, tutti quei tributi a cui un’azienda, che per la sua natura non può certamente delocalizzare, è soggetta. Da tempo stiamo chiedendo una revisione complessiva della norma. Ci sono elementi paradossali come l’accusa di peculato, anche solo in caso di semplice errore da parte dell’operatore nella complesse procedure di rendicontazione, che rende la gestione dell’imposta rischiosa e costosa per l’azienda. Costi per i quali la legge non prevede nessun ristorno, neppure quando, come avviene in tutti i pagamenti con carta di credito, l’albergo si trova a pagare una commissione sulla tassa che deve poi riversare al comune. Tutto questo mentre la lotta ai giganti dell’intermediazione web – che non pagano tasse nel nostro paese – e all’abusivismo – sempre più diffuso nelle città del nostro Paese – sembrano essere finite su binario morto”.

 Anche per l’Associazione Property Managers Italia, che rappresenta in Italia gli operatori dell’ospitalità residenziale legale, la misura non è accettabile, in quanto riduce la spesa dei turisti su un territorio, avvantaggia gli abusivi e carica di responsabilità gli operatori del settore. Viene contestato anche il metodo di calcolo scelto che confronta il numero dei residenti con il numero di presenze dei turisti (notti complessive trascorse) anziché con gli arrivi (turisti giunti sul territorio), andando a incidere su quei territori dove i turisti soggiornano più a lungo, come diverse località di mare.

“Una norma che così concepita va a punire soprattutto il settore extralberghiero – spiega il presidente di Property Managers Italia Stefano Bettanin – dove è noto come i turisti hanno una permanenza media più lunga rispetto al settore alberghiero. Una mossa miope che ci auguriamo venga corretta prima che questa legge arrivi all’approvazione definitiva”.

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