giovedì, 19 Dicembre 2024

Da Assoturismo a Confindustria e Confturismo, il settore chiede misure urgenti

Il panico da coronavirus sta causando una crisi senza precedenti per il turismo italiano. In meno di una settimana dall’esplosione dell’allarme, alberghi, b&b e agenzie di viaggio hanno già visto andare in fumo 200 milioni di euro di prenotazioni per il mese di marzo. A stimare l’impatto dell’emergenza sulle imprese del turismo è Assoturismo Confesercenti sottolineando come la cifra riguarda solo i valori di viaggi e sistemazioni cancellati, e non include la mancata spesa turistica dei viaggiatori, che avrà pesanti ricadute anche su guide e trasporti turistici, oltre che bar, ristoranti e attività commerciali in tutta Italia. Ad essere investite dalle disdette, infatti, non sono solo le attività ricettive delle regioni interessate dai focolai: a Roma si registrano picchi di cancellazioni del 90% delle prenotazioni, dell’80% in Sicilia. Ad incidere lo stop alle gite, alla convegnistica e agli eventi; ma pesano anche le cancellazioni che arrivano dai viaggiatori stranieri. Che incidono soprattutto nelle città d’arte, dove i turisti provenienti dall’estero costituiscono circa la metà dei flussi complessivi.

“La proposta di un tax credit per le attività colpite – sottolinea il presidente Vittorio Messina – può andare bene, ma gli importi devono essere adeguati alla gravità del momento: le mezze misure, in questo frangente così critico, non servono a niente. Anche la sospensione dei pagamenti va estesa. Dobbiamo prepararci ad offrire sostegni più incisivi, in caso la crisi dovesse continuare. La nostra proposta è di istituire un fondo speciale finanziato anche con risorse europee: dai nostri partner ci aspettiamo solidarietà, è indispensabile per ridimensionare l’emergenza”.

E anche Confindustria Alberghi chiede misure immediate. “Quello che un mese fa sembrava un raffreddamento del mercato si è trasformato in un completo fermo dell’attività con centinaia e centinaia di cancellazioni che arrivano alle strutture da tutti i paesi. La paura – si legge in una nota dell’associazione – ha completamente bloccato viaggi e turismo in tutta Italia. La situazione è degenerata nel giro di poche ore. È indispensabile prevedere una tempestiva serie di misure che permettano di fare fronte alla situazione lasciando liquidità in azienda e quindi la sospensione dei versamenti dei tributi erariali e locali, dei contributi previdenziali, sospensione dei pagamenti delle rate di mutui bancari e delle utenze e sospensione del riversamento dell’imposta di soggiorno, il potenziamento del fondo di garanzia, l’attivazione Cassa in deroga per i lavoratori delle aziende del settore. Importante anche prevedere lo slittamento dei termini per l’entrata in vigore di provvedimenti che determinano un costo di adeguamento importante per le aziende come la “lotteria degli scontrini” prevista per luglio. Inoltre, per sostenere le imprese e l’intero comparto, oltre alla riduzione della imposizione che grava sulle imprese, in primis IMU e TARI, particolarmente onerose per le aziende alberghiere cosi come l’IRAP, sarà fondamentale la previsione di un pacchetto di misure a sostegno dell’occupazione, degli investimenti e della competitività”.

“Per troppi giorni – aggiunge il presidente di Confturismo Confcommercio, Luca Patanè – è mancata una comunicazione corretta sulla reale portata dell’infezione, sui rischi effettivi di contagio, sulle conseguenze, mentre chiusure o anche solo limitazioni alle attività commerciali in aree enormi del Paese hanno accresciuto il panico. Danneggiando fortemente l’immagine dell’Italia all’estero. Domani al tavolo convocato dal ministro Franceschini chiederemo immediati provvedimenti a difesa delle nostre imprese, che rischiano nel prossimo trimestre di vedere, per i soli viaggi in Italia, circa 22 milioni di presenze in meno con una perdita di spesa di 2,7 miliardi di euro. La nostra rete diplomatica deve farsi sentire per fare cessare il linciaggio mediatico di cui siamo vittime e bloccare provvedimenti assurdi di restrizione all’ingresso degli Italiani in altri Stati, che riteniamo francamente spropositati e inappropriati”.

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