Dopo la lunga frenata imposta dalla pandemia, la cultura è ripartita. Ora punta sui cinque miliardi del piano europeo del Recovery per tornare a riprendere il proprio ruolo che ha anche un rilevante peso economico: il 15% del Pil italiano.
Indicazioni sulle prossime sfide sono venute dall’Agorà della cultura, promossa dall’associazione Amici dei musei. Per due giorni nel complesso monumentale di San Domenico a Palermo, assessori regionali, operatori e personalità del mondo religioso e della cultura si sono confrontati attorno a temi cruciali: da un lato la spinta a un processo di digitalizzazione e sviluppo delle piattaforme web per ampliare la fruizione del patrimonio artistico e dall’altro maggiore integrazione tra le risorse messe in campo dalle amministrazioni pubbliche e gli interventi dei privati. Ma nel rispetto delle identità locali.
“L’obiettivo è di garantire una migliore fruibilità e accessibilità per i siti ma anche di destinare una parte di questi investimenti ai teatri, al mondo del cinema e dell’audiovisivo e ai musei, oltre che calibrare gli interventi a favore della Sicilia e degli altri territori”, ha detto Vito D’Adamo, capo della segreteria del sottosegretario ai Beni culturali, Lucia Borgonzoni.
E su questa linea si sono ritrovati tutti nella tavola rotonda “Cultura e turismo: binomio per rilanciare il Paese”, moderata da Pietrangelo Buttafuoco. Vi hanno preso parte gli assessori regionali ai Beni culturali Alberto Samonà (Sicilia), Giorgia Latini (Marche), Paola Agabiti (Umbria), Stefano Bruno Galli (Lombardia), Umberto Croppi, direttore generale di Federculture e il critico d’arte Vittorio Sgarbi.
Per Samonà occorre conciliare cultura e business ma a patto che l’offerta culturale parta dall’affermazione delle proprie identità. Le dinamiche digitali, ha sottolineato, devono avere un “utilizzo fruttuoso” mentre l’interesse prevalente è che “le visite ai siti avvengano in presenza”.
Quindi l’assessore siciliano ha annunciato che proprio sull’innovazione partiranno presto alcuni bandi rivolti proprio alle imprese culturali. Tra i progetti più ambiziosi c’è anche quello di inserire la Sicilia tra i luoghi del Giubileo 2025.
C’è poi un problema di promozione segnalato da Sgarbi: “La Sicilia ha tanti tesori ma non riesce a comunicarli. Fanno meglio altri Paesi che magari hanno meno da offrire ma riescono sempre a far parlare di loro”.