La privatizzazione di Ita va avanti senza particolari ritardi. La data room si chiuderà con un minimo slittamento, dal 30 giugno al 5 luglio, “sostanzialmente nei tempi”. Poi il Mef sceglierà a quale delle due cordate in campo (Msc-Lufthansa e Certares-Air France-Delta) affidare il futuro della compagnia. La rassicurazione arriva dal presidente Alfredo Altavilla, che ha approfittato del convegno dei Giovani imprenditori di Confindustria a Rapallo, per “sfatare un po’ di miti e di inesattezze di questi giorni”.
Il riferimento è alle notizie apparse sui quotidiani, che riportavano una certa preoccupazione degli attori internazionali in campo per il rallentamento delle procedure. “Il processo di data room è assolutamente standard. Alla Presidenza del Consiglio riconosco il merito di mantenere una tempistica estremamente stretta in questo processo per evitare le classiche lungaggini degli italiani”, ha precisato quindi Altavilla guardando a Palazzo Chigi, dove sarebbe stata recapitata la lettera di ‘doleance’ di Lufthansa.
“Il vero problema è fare la scelta giusta: fare la scelta giusta significa trovare, per questa compagnia, un partner industriale solido. Qui dobbiamo essere molto attenti”, ha quindi avvertito. In ballo c’è la stessa “sopravvivenza” dei lavoratori e della compagnia. Ora che il mercato è in forte ripresa e che i cieli stanno tornando a riempirsi di aerei, solo un partner industriale potrà infatti permettere ad Ita di espandere la flotta ed avere accesso a un network di destinazione molto più ampio e molto più redditizio. E questa “è l’unica condizione per garantire una sopravvivenza non solo alle persone che sono passate a lavorare con noi, ma soprattutto per dare alla compagnia una solidità finanziaria”, ha chiarito ancora il numero uno della compagnia.
Sui tempi per arrivare alla scelta finale lo sguardo è quindi rivolto direttamente a via XX Settembre: “Sarebbe un gravissimo problema se non si sapesse entro l’estate: il tempo distrugge valore – ha insistito il manager – Non è Altavilla che ha fretta, non è la compagnia che ha fretta: qui è l’Italia che deve avere fretta, perché ne vale del futuro della compagnia”. Anche perché la congiuntura economica è quanto mai incerta e i prezzi dei carburanti stanno mettendo il comparto alla prova. I dati parlano da soli: dai 640 dollari a tonnellata su cui Ita ha costruito il budget del 2022 si è passati oggi a 1.420 dollari.