I crocieristi dovranno rassegnarsi a guardare Venezia dall’alto di una nave. La decisione è stata presa dal governo Monti, d'intesa con l'Autorità Portuale di Venezia, dopo la tragedia di Costa Concordia all’Isola del Giglio. In uno scambio di lettere, Paolo Costa, presidente dell'Autorità Portuale, e Corrado Clini, ministro dell'Ambiente, hanno dato il via ad un’istanza per un tragitto diverso per le navi da crociera e, in seconda battuta, all’estromissione delle grandi navi cargo dalla laguna. Soddisfatto Giorgio Orsoni, sindaco di Venezia, per la rapidità della decisione.
“Un naufragio come quello della Costa Concordia – hanno assicurato Capitaneria e Autorità Portuale – nel bacino di San Marco non potrebbe accadere perché l'inchino é impossibile in laguna”. Soddisfatta anche Legambiente, mentre il Comitato No Grandi Navi non nasconde la delusione. “I giganti del mare devono essere estromessi dalla laguna e la decisione del governo non risolve il problema, né a breve, né a lungo termine”, sostiene Silvio Testa, portavoce del Comitato, per il quale l'unica vera soluzione sarebbe costruire un porto off shore.
In gioco ci sono però 600-700 milioni di euro l'anno, indotto compreso, portati in dote a Venezia dal turismo crocieristico insieme a 1600 posti di lavoro. Sandro Trevisanato, presidente di Venezia Terminal Passeggeri, se l'é presa con le “polemiche che strumentalizzano l'ondata emotiva. La tragedia del Giglio fa più male a Venezia che alle compagnie crocieristiche. Un male esagerato – sostiene Trevisanato – che Venezia non merita: é il porto più sicuro del mondo e quei 600-700 milioni sono una ricchezza irrinunciabile per questa città”.