É ancora forte alla Reggia di Caserta il clima di tensione dopo il licenziamento da parte del Mibac dei 6 dipendenti accusati di diversi episodi di assenteismo per i quali è stata applicata la Legge Madia, che prevede il licenziamento immediato quando un dipendente incappa in tali vicende. “Intendo approfondire ogni profilo di quanto accaduto presso la Reggia di Caserta e chiederò gli atti al ministero competente – dice il ministro per la PA Giulia Bongiorno – l’assenteismo dev’essere combattuto senza tentennamenti”.
Intanto Angelo Donia, responsabile della Uil-Pa, dipendente dell’area di vigilanza, quella in cui prestavano servizio i sei custodi licenziati, afferma che “la Uil-Pa non difende i furbetti del cartellino, ma i lavoratori, che hanno non solo diritti, ma anche doveri. Ci chiediamo però – prosegue – come mai la magistratura si sia accorta di questa situazione, mentre l’amministrazione no. In undici anni che lavoro alla Reggia non è mai uscito un foglio di verifica delle presenze; mentre dal 2015, da quando la Reggia è divenuta autonoma staccandosi dalla Sovrintendenza, da quest’ultima quasi ogni giorno escono atti di controllo delle presenze”.
“Non commento i provvedimenti che sono di competenza del Ministero – dice il direttore Mauro Felicori – ma ribadisco solo quanto già detto quando scoppiò la vicenda, ovvero che quando una patologia viene accertata e combattuta è sempre una cosa positiva”.
La vicenda dei furbetti del cartellino alla Reggia scoppiò il 3 maggio scorso quando la Squadra Mobile di Caserta notificò la misura cautelare dell’obbligo di presentazione alla Polizia giudiziaria emessa dal Gip del Tribunale di Santa Maria Capua Vetere emessa dal Gip a carico due custodi; nell’indagine, coordinata dalla Procura guidata da Maria Antonietta Troncone, erano indagati altri 4 dipendenti. I fatti contestati sarebbero avvenuti nei mesi di settembre, ottobre e novembre 2016, quando ci fu un furto notturno alla buvette della Reggia, nel corso del quale fu portato via l’incasso di giornata. Gli investigatori avviarono le indagini sul raid, ma estesero gli accertamenti anche alla vigilanza interna al sito patrimonio dell’Unesco, visto che il bar è ubicato nei pressi dell’ingresso del Parco reale, dunque in un punto in cui sarebbero dovuti essere presenti dei custodi. Emerse che invece di vigilare, i sei dipendenti andavano a mangiare la pizza o se ne tornavano direttamente a casa dopo aver regolarmente timbrato il cartellino