domenica, 22 Dicembre 2024

La Food Valley raccontata dal New York Times

 ‘La verità sull’Emilia-Romagna? Non puoi fare e meno di mangiare bene, che si tratti di un ristorante stellato, come la Francescana di Massimo Bottura, o di un semplice bar in un vicolo acciottolato’. Parola di Sheila Yasmin Marikar, redattrice del New York Times ed autrice dell’articolo ‘Where to start in Emilia-Romagna? The cheese, the pasta, the restaurants with Michelin stars? On a trip to this food-rich region of Italy, a writer’s checklist overflows with delicious options’ (Da dove iniziare in Emilia-Romagna? Dal formaggio, dalla pasta sfoglia, dai ristoranti stellati Michelin? In viaggio in questa regione italiana tra le più ricche per gastronomia, la lista di consigli dell’autore trabocca di scelte deliziose”) pubblicato il 6 settembre sull’edizione online (140 milioni di visitatori unici mensili) del celebre quotidiano USA.
Marikar, ospite di un educational tour coordinato da Apt Servizi Emilia-Romagna (con la collaborazione di Casa Maria Luigia di Massimo Bottura, Modenatur e Bologna Welcome) non poteva che partire da Bologna, ‘la Dotta, la Grassa e la Rossa’ e sede della più antica università al mondo, e da un piatto di tortellini in brodo, come prima tappa della sua “Infinita lista di cibi da mangiare, luoghi da vedere e cose da fare, tra cammini di trekking, artigiani da vedere al lavoro e le celebri auto della Motor Valley -Ferrari, Maserati e Lamborghini- da guidare”, come lei stessa scrive nell’articolo. E le verdure richieste dalla giornalista al cameriere passeranno, per sua stessa ammissione, in secondo piano al cospetto del tipico antipasto di benvenuto (un piatto di Mortadella Bologna, Parmigiano Reggiano e Prosciutto di Parma) che arriverà in tavola.
Il giorno successivo è tempo di scoprire, assieme ad una guida, il percorso cittadino da cui inizia la Via degli Dei, attraverso i celebri Portici, riconosciuti Patrimonio dall’Unesco, fino al Santuario di San Luca. Due ore di camminata e sosta per una tipica Tagliatella al Ragù, accompagnata da buon Lambrusco, e si torna in città per godersi il tramonto dorato sulle facciate del centro storico, sorseggiando un buon aperitivo. Il racconto della permanenza a Bologna prosegue tra assaggi di cucina creativa (che secondo l’autrice non ha nulla da invidiare a quella dei ristoranti losangelini), botteghe di giovani designer, che creano originali abiti e bijoux in ceramica, e un singolare concerto in un club privato.
Ma non si può raccontare la Food Valley dell’Emilia-Romagna senza recarsi in una delle sue capitali, Modena, ed incontrarne il principale ambasciatore: Massimo Bottura.
“Non abbiamo né le Dolomiti né la Costiera Amalfitana -racconta a Marikar Bottura mentre guida una delle sue Maserati- ma abbiamo la campagna, la Food Valley”.
La giornalista americana viene accolta a Casa Maria Luigia, nella prima campagna modenese, dalla moglie di Bottura, Lara Gilmore, che – riporta Marikar – “ha aperto col marito questo favoloso bed & breakfast da 12 camere, che doveva essere la loro casa di campagna, nel 2019, e dall’esperienza della sua gestione è nato un libro a quattro mani “Slow Food, Fast Cars”, che uscirà il prossimo inverno”.
La prima giornata modenese si concluderà dopo aver visitato la struttura, tra le singolari opere d’arte collezionate dalla coppia e la raccolta di dischi in vinile di Bottura.
Il mattino seguente, la tabella di marcia della redattrice del NyTimes prevede la visita al Mercato Albinelli e al Duomo di Modena, e le tappe in due prestigiose aziende di Lambrusco e Parmigiano Reggiano. Ma la colazione di Casa Maria Luigia con i suoi deliziosi piatti (carciofi abbrustoliti con menta, una frittata di broccoli, Mortadella, e Parmigiano Reggiano con Aceto Balsamico Tradizionale dall’Acetaia della stessa Casa Maria Luigia) rovineranno i piani della giornalista americana, che realizza di “non avere tempo per vedere tutto e di dover tornare. Ma quando?”
“Tardo autunno -le risponde Mrs Bottura- la stagione è incredibile, ci sono funghi, tartufi, zucche, anguille, ostriche dal Po e le spigole sono più grasse”. “E forse, la prossima volta – conclude Marikar-  senza una lista”.

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