Riconoscimento Unesco per l’Ecomuseo Casilino

Foto di Luisa Fabriziani


Un laboratorio diffuso nel cuore della periferia est di Roma, un’idea di museo che vive nella comunità e con la comunità, che restituisce valore alla memoria, alla cultura, alle pratiche quotidiane e ai saperi diffusi. L’Ecomuseo Casilino, nato nel 2012 tra il Pigneto, Tor Pignattara e Centocelle, non è solo un progetto etico e virtuoso di rigenerazione sociale e culturale: dal 2025 è stato riconosciuto dall’UNESCO come ONG accreditata per la salvaguardia del patrimonio culturale immateriale.

Un patrimonio invisibile ma vitale che attraversa le comunità, si trasmette nel tempo e rischia oggi di scomparire sotto il peso della globalizzazione. Dal 2025, questo patrimonio diventa ufficialmente oggetto di ricerca e tutela nel V Municipio di Roma.

L’Ecomuseo Casilino si muove da oltre dieci anni, divenendo un avamposto italiano alla periferia della capitale, per valorizzare e tutelare cultura e culture, memoria e memorie e identità di tutti gli abitanti di quest’area urbana specchio della nuova Italia. Un’azione pionieristica che oggi riceve un riconoscimento internazionale.

Con il suo lavoro quotidiano, l’Ecomuseo Casilino ha trasformato un’area di oltre 1.000 ettari in uno spazio di ricerca partecipata, narrazione condivisa e tutela attiva. Qui convivono decine di comunità, che diventano oggetto e soggetto di percorsi culturali e antropologici: un mosaico di identità che viene ascoltato, documentato, valorizzato.

È in questo stesso territorio che nel 2025, proprio grazie all’impulso dell’Ecomuseo, il Municipio Roma V ha istituito il primo organo consultivo italiano per la tutela del patrimonio immateriale, uno dei pochi in Europa. Un passo concreto che dimostra come una realtà dal basso possa diventare modello istituzionale replicabile, in grado di ridefinire il rapporto tra Roma e il suo ‘living heritage’.

Oggi l’Ecomuseo Casilino è riconosciuto come istituzione museale locale dalla Regione Lazio, accreditata all’Organizzazione Museale Regionale, e comunità patrimoniale secondo la Convenzione di Faro. Riunisce in un patto di rete 37 associazioni e lavora in modo integrato tra studio, partecipazione, conservazione e narrazione, con attività che spaziano dalla storia all’archeologia, dalle forme del sacro all’ambiente.
Un laboratorio antropologico e un ecomuseo diffuso dove ogni azione genera archivi condivisi, consapevolezza, cittadinanza culturale.

Con l’accreditamento all’UNESCO, l’Ecomuseo può ora contribuire anche sul piano internazionale alla definizione di strategie per la valorizzazione del patrimonio immateriale, portando Roma a essere protagonista anche nella tutela di ciò che non si vede, ma che costituisce l’anima più profonda dei suoi territori.

(photo credits @Luisa Fabriziani)