Ogni giorno circa un nuovo positivo su due scoperto nel Lazio è in qualche modo collegato ai focolai della Sardegna, ma nonostante le due Regioni la scorsa settimana abbiano gettato le basi per un accordo sui controlli reciproci alle partenze, la firma del patto ancora non è arrivata. “Noi siamo pronti” fanno sapere dalla Regione della Capitale. Ma dall’isola si confida ancora nella mediazione del ministro per gli Affari regionali Francesco Boccia per andare finalmente a dama sull’accordo.
La firma, aveva spiegato qualche giorno fa l’assessore regionale alla Sanità della Sardegna Mario Nieddu, è condizionata a tre punti: controlli sotto l’egida e a carico del governo, tampone rapido per tutti i passeggeri di navi e aerei verso l’isola e un protocollo per il rientro in sicurezza dei positivi a casa loro; in caso di quarantena in Sardegna, infine, essa dovrà essere a spese del governo.
In particolare c’è il tema dei positivi asintomatici e dei quarantenati che si sono ritrovati ‘prigionieri’ in Sardegna: “Queste persone devono poter tornare a casa – ha detto l’esperto dell’Unità di crisi Covid dell’isola Marcello Acciaro – hanno con sé solo una valigia e vivono chiuse in una stanza. Meglio chiusi a casa propria che in hotel. Il governo deve prevedere con un urgenza un protocollo”. Chi può, in attesa che si trovi una quadra, si imbarca e torna a casa autonomamente, anche perché la stagione balneare sta per finire e i flussi naturalmente scemeranno. Ogni giorno, al momento, nel Lazio arrivano cinque o sei traghetti carichi di passeggeri dall’isola.
“Per i test agli imbarchi verso l’isola siamo in attesa della firma dell’accordo di reciprocità con la Regione Sardegna e il Governo” ha affermato l’assessore regionale alla Sanità Alessio D’Amato, mentre “al Porto di Civitavecchia è stato potenziato il drive-in con i test rapidi” per chi arriva.
Ma il problema, fu lo stesso governatore Nicola Zingaretti a dirlo qualche giorno fa, possono essere i traghetti stessi: i positivi asintomatici non controllati possono infettare gli altri passeggeri in viaggio, e i neo-contagiati sfuggono al tampone all’arrivo perché quest’ultimo viene eseguito troppo presto e il Covid ci mette qualche giorno a fare il suo corso. C’è, anche, un tema d’immagine e per estensione politico: il governatore sardo Christian Solinas ripete da giorni che la sua non è “l’isola degli untori”, perché i ‘suoi’ casi sono perlopiù d’importazione. Concetto oggi ribadito dal suo esperto Acciaro rispetto al focolaio della Costa Smeralda, lì dove hanno soggiornato decine di giovani di Roma Nord e dove è scoppiato il caso-Billionaire: “Chi frequenta la Costa è abituato a spostarsi da un posto all’altro, anche del mondo – ha detto Acciaro – molti dei positivi accertati sono approdati qui dopo aver fatto tappe in Spagna, in Grecia e a Malta”. Nel Lazio intanto si attende la firma dell’accordo, prima che la chiusura naturale della stagione renda la misura dei controlli alla partenza ormai fuori tempo massimo e quindi inefficace.