venerdì, 26 Aprile 2024

Borse e fiere specchio di un settore privo di governo

A denti stretti di Toti Piscopo

L’opinione espressa da Angelo De Negri e da noi pubblicata in questo numero, stimola qualche riflessione di carattere generale su questo complesso mondo del turismo che non perde occasione per mettersi in vetrina, come in estrema sintesi sostiene De Negri. 
Comprensibile il punto di vista anche se non pienamente condivisibile. Le mostre , le fiere, le Borse altro non sono che lo specchio di una realtà. E la nostra realtà è che il sistema turistico non è né programmato, né tanto meno governato. Perché dovrebbe esserlo le borse turistiche e le fiere di settore?
Un tempo gli allevatori si occupavano tutto l’anno di ben nutrire il proprio bestiame, affinchè potesse essere portato in fiera e venduto con il miglior beneficio possibile. Oggi sembra avvenire il contrario: si porta il bestiame in fiera sperando nella benevolenza dell’acquirente. 
Succede alle decine di migliaia di assessori comunali, provinciali e regionali al turismo convinti che è sufficiente partecipare alla Borsa internazionale di turno per poter vendere il posto letto del bed and breakfast dell’elettore.
Succede alle migliaia di piccoli imprenditori dei settori agrituristici, bed and breakfast, rurale e chi più ne ha più ne metta. Tutti battitori liberi, incapaci di fare squadra, impreparati a presentare un’offerta consistente ed omogenea. Colpa loro ? Assolutamente no. Forse anche loro illusi di poter incontrare quei buyer internazionali che ogni organizzatore di evento sbandiera, per i quali diventa legittimo chiedersi: ma quanti sono i buyers che nel mondo vendono l’Italia? E se sono tanti perché il nostro Paese non ha un forte tasso di crescita???
Dice un antico detto siciliano “quannu nun po accattari, almeno pattia” Che tradotto vuol dire: “quando non puoi acquistare almeno contratta”. 
Caro De Negri credo che l’affollamento delle fiere siamo l’ultimo problema di questo Paese. Dovremmo avere una maggiore capacità ad indignarci per quanto di poco chiaro ed incomprensibile è avvenuto e continua ad avvenire: Parmatour, Cit, Volare, Alitalia, per fare solo alcuni nomi o l’ultima in ordine di tempo legata al portale Italia.it. Una quantità industriale di milioni di euro sperperati ed una credibilità compromessa, tutto sotto il complice silenzio di Associazioni di categoria e dei tanti benpensanti. Un portale annunciato e strombazzato, bandiera di un sistema pubblico che non ha più la forza neanche di alzare bandiera bianca. 
In mancanza di governo del sistema, lo stesso ha tirato fuori i suoi anticorpi e si autoalimenta grazie alle migliaia di piccoli agenti di viaggio, di operatori emergenti, di imprenditori che scommettono su sé stessi. Sono quelli che affollano e fanno business nelle fiere di settore o di area. Sono quelli che provano ancora il piacere di guardarsi negli occhi e stringersi la mano, sono tutti quelli che operano scelte di mercato ed economiche, rifiutando le logiche finanziarie, che ogni giorno corrono di più perché fermarsi è deleterio. Sono quelli che forse hanno compreso di operare scelte mirate per segmenti e per ben definite aree geografiche. Sono quelli che nei piccoli Eventi sono ancora protagonisti e non numeri.
In questo Paese dovremo forse ripensare oltre che l’organizzazione turistica anche una rinnovata strategia di prodotto e di marketing rilanciando nel contempo il sistema distributivo, avendo l’accortezza di vigilare e di indignarci molto di più per ciò che costituisce il cardine dello sviluppo turistico del nostro Paese.

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