“Dati elevatissimi di diossina, 30 volte quello che per noi è il limite”. E’ l’Istituto superiore di sanità (Iss) a mantenere l’allarme per il Gate D del Terminal 3 dell’aeroporto di Fiumicino, semidistrutto da un violento incendio il 7 maggio scorso. Lo fa per bocca di Loredana Musmeci, direttore del Dipartimento ambiente dell’Iss, sentita in Commissione Infortuni sul lavoro al Senato.
Affermazioni queste che hanno portato il presidente di Enac, Vito Riggio, “a convocare tutti i datori di lavoro – Adr, Alitalia, e i rappresentanti di altre compagnie aeree – in modo da chiedere tutti insieme alla Asl, in modo chiaro ed inequivoco, se a Fiumicino ci si debba attenere alle prescrizioni del 19 giugno, o se invece sussistono condizioni di rischio per la salute tali da dover chiudere il Terminal 3”.
Secondo Riggio l’eventuale completa chiusura del Terminal 3, anche nei settori dei check-in, non consentirebbe la continuità delle operazioni pur spostandole sul T1, T2 e T5: “In questo modo non ce la possiamo fare. Pur con tutti i limiti imposti allo scalo, Fiumicino – ha detto ancora Riggio – dal 7 maggio ad oggi ha fatto registrare 6 milioni di passeggeri a cui si aggiunge un altro milione spostato a Ciampino, tutto denaro prezioso per il Paese, perché si tratta soprattutto di turisti americani”.