Si chiama ‘Dolci piccole Antille e la magia dei Caraibi’ ed è la crociera targata Costa per la quale l’associazione Codici ha avviato un’azione finalizzata al riconoscimento di un risarcimento milionario per una coppia di Lucca segnata in maniera drammatica dalla vacanza. La crociera risale al 2020, si è svolta dal 28 febbraio al 14 marzo sulla nave Magica ed ha avuto risvolti tragici per il Covid, con la morte di tre passeggeri.
“Nel gennaio 2020 – ricorda Ivano Giacomelli, Segretario Nazionale di Codici – l’Organizzazione Mondiale della Sanità definì il Covid un’emergenza sanitaria di livello internazionale ed il Ministero della Salute introdusse misure di contenimento e gestione della pandemia per garantire un adeguato livello di protezione sanitaria. La situazione era tesa, delicata, drammatica. Ciò nonostante, Costa decise di non annullare la crociera, costringendo di fatto i clienti ad imbarcarsi, con il rischio di contrarre il virus. Purtroppo, si sono verificati diversi casi di positività al Covid e tre turisti francesi hanno perso la vita al loro rientro. In Francia è stata avviata una class action per fare giustizia. La nostra associazione assiste una coppia, con il marito che è stato ricoverato per sei mesi e poi riconosciuto invalido al 100%, e la moglie che ha avuto problemi al lavoro per assisterlo. Quanto successo è terribile e Costa, a cui abbiamo inviato anche una diffida, ne dovrà rispondere”.
“In un contesto generale come quello che si registrava a inizio 2020 – afferma Stefano Gallotta, Responsabile del settore Trasporti e Turismo di Codici –, Costa avrebbe dovuto mettere la salute dei propri clienti al primo posto. Il fatto di non aver cancellato la crociera e di aver negato il diritto di recesso dal contratto senza corresponsione di penali, in spregio a quanto previsto dalla normativa comunitaria e nazionale, ha spinto molti ad imbarcarsi lo stesso per non perdere quanto speso per la vacanza, parliamo di un costo di oltre 5mila euro. Qualcuno dirà che hanno sbagliato, che sarebbe stato più saggio non partire. Bisogna tenere conto, però, che la compagnia ha sempre rassicurato i passeggeri sulla ‘limpida e sicura situazione sanitaria a bordo’, per citare una loro informativa. Solo nell’ultima comunicazione del 13 marzo, recapitata in cabina, c’era un riferimento generico a due ospiti e ad un membro dell’equipaggio fatti sbarcare e in trattamento presso una struttura ospedaliera. Sulla nave, però, i protocolli di sicurezza sanitari erano insussistenti, basti pensare che il personale indossava la mascherina, mentre i passeggeri no. Negli ultimi giorni è emersa la gravità della situazione. Tralasciando i giorni della partenza e di navigazione, delle dodici tappe previste ben sei, ovvero la metà, sono saltate in quanto l’approdo era negato a chi proveniva dalle zone a rischio di Italia. Nella fase conclusiva della crociera, inoltre, i servizi ricreativi sono cessati e le piscine chiuse. La conferma che qualcosa di pericoloso stava accadendo, però, si è avuta al rientro a casa dei passeggeri. I nostri assistiti sono stati messi prima in quarantena e poi hanno iniziato a manifestare i disturbi tipici del Covid19, ovvero febbre, tosse, dolori articolari, mancanza di gusto e di olfatto. Il marito è stato ricoverato in terapia subintensiva a Lucca, poi intubato, quindi trasferito all’ospedale di Careggi dove è stato sottoposto alla procedura Ecmo, acronimo inglese di ExtraCorporeal Membrane Oxygenation (Ossigenazione extracorporea a membrana). Ha lottato tra la vita e la morte e solo dopo sei mesi di ricovero è tornato a casa, in ambulanza e su una carrozzina, con deambulatore e ossigenoterapia. È stato riconosciuto invalido al 100%. La moglie si è negativizzata prima e fortunatamente ha sofferto meno, ma non è potuta rientrare al lavoro, dovendo accudire il marito, per il quale ora si valuta un trapianto polmonare. Ad altri crocieristi è andata peggio, tre francesi sono morti. Quanto successo fa gelare il sangue. In un momento drammatico come quello di inizio 2020, nel pieno di un’emergenza sanitaria come si possono trattare in questo modo le persone? Quella crociera non doveva partire, non c’erano le condizioni per una vacanza e invece la tutela della salute è stata accantonata. È proprio per questo che oltre al rimborso ed al risarcimento per la modifica peggiorativa registrata dalla crociera, abbiamo chiesto un risarcimento di 1 milione di euro a Costa per il danno alla salute causato ai nostri assistiti, segnati per sempre da una vacanza veramente da incubo”.