40% stranieri attratti dai nostri beni culturali ma adv e hotel chiudono

Quattro volte su dieci è la cultura e l’ammirazione per le bellezze del nostro patrimonio a spingere in Italia il turista straniero. A rivelarlo è l’indagine “Turismo – 20 anni senza”, presentata nella Giornata Finale della campagna #JobArt di CGIL-Filcams alla presenza del segretario generale della Cgil, Susanna Camusso, e del ministro di beni culturali e turismo, Dario Franceschini.

Secondo la ricerca, sono stranieri anche il 60% dei paganti dei beni culturali, mentre solo il 10% partecipa ad eventi. Conti alla mano, dunque, se nel 2013 hanno visitato il nostro paese 48 milioni di stranieri, sono ben 18 milioni quelli attratti dalla cultura.

Un po’ meno vale per gli italiani, dove la motivazione culturale di vacanza in Italia ‘pesa’ per il 24% dei 55 milioni totali (pari a 13 milioni). In tutto, i turisti culturali lasciano sulla loro strada 9,3 miliardi di euro, dei quali il 60% sempre dagli stranieri, i più grandi ‘consumatori’ di cultura in vacanza. E non finisce qui. Applicando i moltiplicatori settoriali, si stima che “il valore aggiunto generato dalla domanda turistica culturale ammonti a più di 6,3 miliardi di euro e l’occupazione sostenuta superi le 186 mila unità di lavoro”. 

“Sulla carta – illustra Stefano Landi, presidente SL&A Turismo e Territorio – viaggiatori stranieri e italiani, nel nostro paese, sono quasi al 50-50. Ma dal 2005 a oggi il mercato interno ha subito un crollo”, passando dai 700 milioni di notti fuori casa del 2008 a meno di 400 del 2014. Fortunatamente, “tra la fine dello scorso anno e l’inizio del 2015 si sono cominciati a registrare i primi segnali di ripresa”. La crisi, in verità, sembra aver risparmiato lo zoccolo duro della vacanza principale degli italiani e la sua durata (10-12 notti), ma ha limato i week end, portando il grosso del flusso da città e montagna verso colline, campagne e laghi, più economici.

“Un crollo dalle cause economiche e psicologiche – prosegue Landi – che non ha toccato invece il turismo del resto del mondo”. La conseguenza in Italia è stata la chiusura di due ‘fabbriche’: agenzie di viaggio (in 10 anni da 13.00 a 8.500) e alberghi (dai 42.800 del 1974 ai 33.290 del 2014), mentre cresce tutto il settore ‘fuori dagli schemi’ di B&B, affittacamere, case private.

Nel corso del convegno, Camusso ha indicato tra le priorità le infrastrutture, nei collegamenti al Sud come per le Grandi navi a Venezia; il trattamento lavorativo degli stagionali; e il rapporto pubblico-privato.

“Nel 2014 abbiamo superato i 50 milioni di visitatori, quest’anno con Giubileo ed Expo faremo ancora meglio e il turismo internazionale è destinato a crescere sempre di più. Per questo servono scelte strategiche”, ha invece chiosato il ministro Franceschini.

Clicca qui per scaricare l’indagine “Turismo, 20 anni senza – OTTO COSE DA SAPERE. Come ha fatto il turismo italiano a sopravvivere nonostante tutto” di Stefano Landi.

 

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