venerdì, 22 Novembre 2024

Cultura e turismo, da Pnrr opportunità di crescita con riforme

Come hanno reagito le cooperative culturali, turistiche e creative in questo periodo di crisi nel corso della pandemia, quali prospettive future e perché le imprese culturali e creative devono essere riconosciute e messe al centro dell’azione governativa per la crescita e lo sviluppo economico del nostro Paese: questi alcuni dei temi affrontati nel corso dell’Assemblea di metà mandato di CulTurMedia, che rappresenta e tiene insieme mille cooperative e decine di migliaia di occupati nei settori dei beni culturali e dello spettacolo, del turismo e della comunicazione.

Nel 2020 il fatturato – secondo una ricerca presentata nel corso dell’Assemblea da Scs su un campione di più di cento cooperative culturali – è sceso di oltre il 58% rispetto al 2019. Quasi tutti i settori sono stati penalizzati in modo significativo: dal 76% del turismo al 55% del patrimonio culturale e dei teatri. Unico settore in cui il calo è stato più contenuto è quello della comunicazione. Nella fase più complicata le cooperative sono state capaci di fare rete e mettersi in relazione con le altre associazioni del settore. Così è nato, per esempio, il Manifesto Turismo #ripartiamodall’Italia per sostenere il rilancio turistico del Paese.

“Ora c’è bisogno di un passo in avanti, tutti insieme – ha dichiarato la presidente di CulTurMedia Giovanna Barni – abbiamo la grande opportunità delle missioni del Pnrr che, anche se indirettamente, dovrebbero coinvolgere quelle filiere che maggiormente sono in grado nei territori di rianimare, includere e promuovere sviluppo sostenibile perché centrate sul lavoro, sulla creatività e sulle comunità e pronte a condividere in forme cooperative, innovative e partenariali, con le Istituzioni ai vari livelli, progetti sostenibili ben oltre la durata del Piano. Se nei prossimi mesi prenderemo questa direzione e le imprese culturali e creative avranno il riconoscimento che meritano – ha concluso – nei prossimi anni potremo finalmente parlare di cultura e ICC come si fa nel resto d’Europa dove sono perno centrale di investimenti e riforme. Un’opportunità che non possiamo permetterci di perdere. Lo dobbiamo alle imprese, ai lavoratori e alla vocazione culturale del nostro Paese”.

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