Il ministro dei Beni culturali e del Turismo, Dario Franceschini, intende rivedere il parametro che regola il numero e il lavoro dei custodi dei musei. “Spesso capita che nei musei alcune sale siano chiuse per mancanza di custodi – ha spiegato il ministro nel corso della giornata finale della campagna #jobart organizzata da Filcams -. Siamo l’unico Paese al mondo con un parametro unico, determinato da un decreto di 30 anni fa, quando c’erano esigenze completamente differenti. In tutto il mondo dipende invece dalla tipologia e dalla quantità delle opere custodite e dalla disposizione delle sale. Penso che quel parametro debba essere affidato al museo, che considererà la collezione e le sale come nel resto del mondo.
Allo stesso modo – ha aggiunto – siamo vincolati per decreto ministeriale ad un orario unico di apertura e chiusura dei musei. Ma non ha senso che restino aperti allo stesso modo, undici ore al giorno, un museo da centinaia di migliaia di visitatori e uno che ne fa solo tremila l’anno. Sarebbe molto più sensato che il museo meno visitato resti aperto un po’ meno e che i custodi si spostino da uno all’altro, all’interno della stessa città e nel rispetto delle leggi, ovviamente. Non è un attacco al diritto dei lavoratori se cerco di introdurre un minimo di modernità”.
A rispondere è il segretario generale della Cgil, Susanna Camusso. “Sono d’accordo che dentro l’amministrazione italiana ci sono vincoli che vanno cambiati – dice – ma perché con un’altra legge? Perché non si abrogano quei vincoli? Questo è un tema che riguarda il governo in molti aspetti, come se le idee sul lavoro vadano legiferate e non affidate alla contrattazione con i lavoratori. C’è una sorta di diffidenza. Diamo valore al luogo della contrattazione”.