venerdì, 26 Aprile 2024

Il piano dell’Italia per salvare i musei da terremoti, vulcani e Isis

Piani di messa in sicurezza delle opere in caso di alluvioni ed esondazioni. Ma anche di pronto intervento per i terremoti, di evacuazione in caso di attacchi terroristici, di trasporto addirittura in altre città – è il caso di Napoli – se si dovesse concretizzare il timore di una nuova eruzione del Vesuvio, mentre per Pompei si stanno studiando speciali tipi di copertura che consentano agli affreschi di sopravvivere alle piogge di ceneri.

Ecco come l’Italia si prepara da anni a fronteggiare emergenze e calamità di ogni tipo. Con direttive e protocolli già pianificati per ogni tipo di sciagura. E in molti casi anche con esercitazioni pratiche. Un sistema avanzato, spiegano il segretario generale del ministero Antonella Pasqua Recchia e il Prefetto Fabio Carapezza Guttuso, responsabile della Commissione per la sicurezza del ministero guidato da Dario Franceschini, che ha fatto tesoro delle tante calamità subite negli anni dal patrimonio artistico italiano.

Siccome poi l’Italia è varia, le problematiche possibili sono tante e diverse da luogo a luogo e nel belpaese una città d’arte non corre gli stessi rischi di un’altra, ogni singolo museo, spiega Carapezza, “ha un suo piano di emergenza specifico al quale si aggiungono piani complessivi di intervento”.

In particolare dopo il terremoto dell’Emilia, fa notare Carapezza, sono nate le Unità di coordinamento regionale per le emergenze, che coordina tutti gli uffici territoriali del Mibact operando in collegamento con prefetture e autorità locali. Il personale di tutti gli istituti del Mibact è stato formato con appositi corsi e simulazioni. In ogni regione è stato individuato un luogo di deposito sicuro per le opere ‘sfollate’, sorta di ospedali del patrimonio, racconta il prefetto, progettati sull’esperienza molto riuscita di quello aperto – proprio per il sisma del 2012 – a Sassuolo, dove poter garantire anche un pronto intervento sugli eventuali danni.

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