Musei Civici di Venezia al top in Italia, Campania fanalino di coda

I Musei Civici di Venezia, finanziati al 99% da entrate proprie, sono al primo posto nella classifica dei musei italiani più virtuosi per grado di autonomia finanziaria, secondo i bilanci 2019. Sono i dati di un’indagine su musei e siti culturali pubblici del nostro Paese con le best practice gestionali proposti nel libro ‘Economia della cultura’ (Edizioni Pigreco) di Marco Causi, professore di Economia Politica all’Università di Roma Tre.
Raggiungono alte percentuali anche il Museo Egizio di Torino e il Colosseo (88%), la Galleria dell’Accademia di Firenze (81%) e gli Uffizi (67%), le Residenze sabaude di Torino (66%), Pompei (65%) e la Galleria Borghese (59%). Tuttavia, non tutti i musei statali presentano alti livelli di autonomia finanziaria.
Nella maggior parte degli istituti analizzati il livello di gestione autonoma è inferiore al 35%. Le percentuali più basse sono in Campania: nel Parco archeologico dei Campi Flegrei (6%) e nel Museo di Capodimonte (3%). Tra il 2006 e il 2019 l’Italia, insieme alla Francia, ha conquistato la leadership europea nell’affluenza ai musei con un incremento del 2,2%- 2,3% in media ogni anno.
“Il settore della cultura, insieme a turismo, pubblici esercizi e trasporti, è stato uno dei più colpiti dalla pandemia. A soffrire sono state soprattutto le attività culturali dal vivo, dove le nuove prescrizioni di sicurezza sanitaria eserciteranno una spinta sui costi di produzione. Bisogna ora capire se e quando la domanda di consumo tornerà ai livelli precedenti la pandemia e con quali modifiche” dice Causi.
La ‘malattia dei costi’ degli spettacoli dal vivo, spiega il professore di Economia e Politica, può essere curata attraverso l’uso di nuove tecnologie, l’innovazione dei formati e degli eventi. Un esempio sono i festival che incontrano sempre un alto gradimento da parte del pubblico con ricadute economiche positive sulle città e sui territori. Altre risorse, che riguarderanno però tutto il settore della cultura e del turismo, arriveranno dal Piano nazionale di ripresa e resilienza: 6,7 miliardi di euro, da spendere entro il 2024, finalizzati all’accessibilità, fisica e digitale, dei siti culturali, al recupero dei borghi storici, alla tutela e alla valorizzazione dell’architettura e dei paesaggi rurali.
Un altro piano di azione riguarda le famiglie. In Italia i tassi di partecipazione culturale sono diversificati sul territorio: la spesa media per consumi culturali di una famiglia del Nord è pari a quasi il doppio di quella nelle regioni nel Sud e supera del 30% quella delle regioni centrali. Percentuali, comunque, basse rispetto alle medie europee.    Il testo, pensato per gli studenti delle Università e dei corsi di master e specializzazione in economia e gestione dei beni e delle attività culturali, è accessibile a tutti ed è corredato da un ampio apparato informativo, statistico e da casi di studi italiani, europei e internazionali. Uno di questi  è quello della Cina dove, negli anni precedenti la pandemia, gli ingressi museali erano circa 1,2 miliardi l’anno, 14 volte in più rispetto al 2000 e più che raddoppiati rispetto al 2010.
Il libro sarà presentato a Roma, il 15 giugno al Maxxi alle 18.30, alla presenza dell’autore, con interventi della presidente del Maxxi Giovanna Melandri, del presidente e sovrintendente dell’Accademia nazionale di Santa Cecilia Michele dall’Ongaro, della direttrice del Master in Economia e gestione dei beni culturali dell’Università di Roma Tre Michela Marchiori, la deputata e membro della commissione Cultura, Scienza e Istruzione Flavia Piccoli Nardelli, il direttore della rivista Economia della Cultura Pietro Antonio Valentino e la direttrice della Fondazione Scuola dei beni e delle attività culturali al ministero della Cultura Alessandra Vittorini.

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