Il Museo Nazionale etrusco di Roma, il Castello Miramare di Trieste, la Galleria dell’Accademia di Firenze e il Parco dell’Appia sono i musei che perderanno la propria autonomia gestionale secondo quanto riporta la bozza di riforma del Ministero della Cultura firmata da Alberto Bonisoli. Il testo del Dpcm, a pochi giorni dalla scadenza fissata al 30 giugno, è sui tavoli dei colleghi dell’Economia e della Funzione pubblica ma fa già discutere.
Anche se dal Collegio romano mettono le mani avanti e sottolineano che si tratta di un provvedimento “ancora passibile di importanti modifiche”. Confermati, dunque, i rumors che si inseguivano da giorni: nell’elenco dei musei autonomi, dieci di livello dirigenziale generale e 18 di livello dirigenziale non generale, l’Appia, Villa Giulia, Miramare e la Galleria dell’Accademia non ci sono più. Anche se nel testo non si precisa quale sarà il destino di queste quattro realtà e dei loro direttori, tutti nominati per concorso.
Stupito Valentino Nizzo, responsabile dell’etrusco di Villa Giulia: “la voce girava ma sinceramente non capisco, il mio contratto come quello della direttrice del Castello di Miramare scade nel 2021”. Nessun commento, invece, dalla direttrice della Galleria dell’Accademia, che preferisce non parlare in attesa di capire meglio. Caso particolare è quello del Parco archeologico dell’Appia, per molto tempo senza personale e uffici assegnati, ma alla direzione del quale era stato appena chiamato l’architetto Quilici.
Lo storico dell’arte Montanari – appena entrato nel consiglio scientifico degli Uffizi – avrebbe preferito la totale abolizione dei musei autonomi e plaude le regole più strette per la gestione dei prestiti e dei permessi all’esportazione delle opere così come ai cambiamenti che sembrano andare incontro all’esigenza di rafforzare la tutela, sono in molti a sottolineare la preoccupazione per una norma della riforma che riporta alla nuova direzione generale ‘contratti’ la responsabilità di costituirsi stazione appaltante per interventi importanti limitando di fatto l’autonomia dei siti più grandi come Pompei, il Colosseo, gli Uffizi.
Qualche dubbio anche sul rafforzamento della ‘macchina amministrativa’ del Mibac con molti più poteri e funzioni che dovrebbero far capo al segretario generale, di fatto il numero uno amministrativo del ministero fondato da Spadolini, che adesso – fa notare ancora Montanari – si ritrova “da primus inter pares a dominus”.
Tra le novità anche una piccola rivoluzione nella direzione generale per l’Architettura e l’arte contemporanea, che diventa “direzione generale Creatività contemporanea e rigenerazione urbana”, inglobando per la prima volta tra le sue competenze la moda e il design e “promuovendo interventi di rigenerazione urbana”.
In assenza di rilievi da parte dei due ministeri il provvedimento, per il quale Palazzo Chigi potrebbe chiedere anche un parere al Consiglio di Stato, la bozza dovrebbe arrivare in Consiglio dei ministri per diventare legge entro la fine del mese.