La situazione in casa Alitalia è in apparente fase di stallo. Ma lentamente qualcosa continua a muoversi, non solo sul fronte esterno, ma anche su quello interno. In attesa di sapere cosa farà Air France, dalle cui scelte dipende la strada alternativa che percorrerà l'ad Gabriele Del Torchio e che potrebbe portare in Russia, come in Cina o negli Emirati Arabi, il management della compagnia aerea continua a limare il nuovo piano industriale, dal quale il partner parigino attende le indicazioni per alzare il velo sulla sua decisione sull'aumento di capitale da 300 milioni, per il quale le adesioni sono attese entro il 16 novembre.
Alitalia ha in calendario un cda per il prossimo 12 novembre ed è pertanto probabile che il nuovo piano arrivi entro quella data. Un piano che, inevitabilmente, passerà per il contenimento dei costi e quindi per la riduzione del personale: dato ormai quasi per certo il blocco di circa 2.000 contratti a termine, si sta assistendo da tempo al più classico dei balletti di cifre sul numero dei tagli effettivi, che a seconda delle versioni passano da 1.000 a oltre 2.500. Intanto, il gruppo Air France-Klm "smentisce di aver richiesto il taglio di 5.000 posti di lavoro in Alitalia" come condizione per partecipare all'aumento di capitale.
L'altro punto, sul quale come per il precedente pende la spada di Damocle del giudizio di Air France, è quello relativo alle nuove rotte. Parigi punta su un ridimensionamento dell'intercontinentale a lungo raggio, mentre le intenzioni di Del Torchio sembrano andare in direzione opposte, cioè proprio verso queste rotte a maggiore redditività, ma che potrebbero togliere clientela e ricavi al partner d'Oltralpe. E dal piano dipende anche il via libera delle banche creditrici al finanziamento da 200 milioni di euro che, insieme all'aumento, consentirà la sopravvivenza di Alitalia.